venerdì 11 marzo 2011

Arristau comu a zita e Troina



Questa di un consigliere è la storia vera, che aspirava a diventare assessore a primavera. Le fallaci promesse di Ernesto Alfonso il Sindaco subiva, e mai concretamente riusciva.
Grandi erano i dolori del povero consigliere, che mestamente li confidava ai suoi colleghi, i quali mossi da compassione tendarono la fronda contro Ernesto Alfonso per obbligarlo a mantenere i patti.
Ma di promesse da marinaio questa storia era caratterizzata dall’inizio. Sì signori, sin da quel fatidico giorno, prima della campagna elettorale, quando il candidato Sindaco Ernesto Alfonso, recatosi presso lo studio del consigliere oggi addolorato, alla presenza di testimoni, promise l’assessorato.
Il buon uomo, così gratificato, ringraziò il cielo e l’uomo della provvidenza Ernesto Alfonso, che prontamente lo avrebbe designato assessore. Ma ahimè i giorni  passavano, la campagna elettorale incalzava: e della promessa designazione più non si parlava.
Venne una sera che i nostri eroi si trovarono in riunione. In quella sede il consigliere oggi addolorato, ritenne opportuno far valere la promessa a suo tempo fatta da Ernesto Alfonso, tanto più che erano presenti i testimoni, e si approssimava il tempo di designare i componenti della Giunta Municipale.
Il buon consigliere si fece coraggio e ricordò ad Ernesto Alfonso la promessa: non lo avesse mai fatto!
Questi, Ernesto Alfonso, montò su tutte le furie, affermò che mai e poi mai si sarebbe sognato di prendere un tale impegno e qualora  avesse parlato di assessorato, gli astanti avevano certamente frainteso. Vani furono i tentativi, del buon consigliere, di chiamare in causa i testimoni. I quali con grande imbarazzo, ad ogni riferimento loro fatto, mutavano in volto di colore, pur senza parola proferire.
Tornava ad insistere il raggirato, e difronte a tanta insistenza Ernesto Alfonso con un gesto che ricorda la migliore sceneggiata napoletana, lasciò la riunione, ritenendosi offeso perché si era messa in dubbio la sua parola.
Giorni dopo fu cercato dagli amici dello stesso consigliere, oggi addolorato, pregandolo di tornare sui suoi passi, di ripensarci perché forse era vero che non si erano bene intesi, e che bisognava portare avanti il progetto politico per il bene della città. Ernesto Alfonso vistòsi pregato cedette, perdonò l’offesa subita, e imbarcò tutti nella sua coalizione, ivi compreso il sedotto  e abbandonato.
Svoltesi  le elezioni, il consigliere oggi addolorato, avendo avuto un lusinghiero risultato, tornò a far presente la sua aspirazione. L’Ernesto Alfonso, eletto Sindaco,  disse che aveva bisogno, quale assessore, del primo dei non eletti della sua lista, perché uomo di grande competenza. Ma che allo scadere dei due anni e mezzo, il Tremonti Etneo sarebbe tornato a fare il consigliere, ed egli sarebbe stato certamente nominato membro della Giunta Municipale.
Il consigliere oggi addolorato, ritenendo questa volta di avere capito bene le parole del Sindaco, pensò di attendere; e  allo scadere del termine si presentò per rinnovare la sua richiesta. Ernesto Alfonso, paternamente gli disse, che bisognava aspettasse ancora, perché non era in vena di pensare a queste cose, avendo il  bilancio da far quadrare.
Passano i giorni, passano i mesi e forse passeranno anche questi ultimi due anni e  il consigliere si rigira muto nel suo mesto dolore; consolato solo dalle affettuose parole di Ernesto Alfonso, che ad ogni piè sospinto ribatte: ciò che è detto è detto, e pertanto la cosa si farà, basta solo aspettare. E intanto il popolo osserva e dice: ma tu guarda, turlupinato per la seconda volta, “Arristau comu a zita e Troina”. La quale era sempre pronta per convolare a giuste nozze, ma per malintesi vari, i fidanzati non si presentavano mai nel giorno fatidico: ed ella con l’abito bianco, pronta per il matrimonio, restava sempre in perenne e dolorosa attesa.                                                                                                                                              Rosso di Sera.                                                                                                                                                  

1 commento:

  1. Cn Ernesto Alfonso come sindaco è meglio fare il libero professionesta ed il consigliere. Come assessore rischierebbe di passare alla storia come uno dei distruttori di Randazzo durante la sindacatura del prode Ernesto, la gente quando lo vedrebbe si toccherebbe le palle come si faceva in passato per un N.H. randazzese. Però come consigliere potrebbe rompere le palle al glorioso Ernesto Alfonso e alla sua Giunta di incapaci. Peccato che Carlo LoGiudice si è dimesso: "du nuci do saccu avissaru fattu kiu sgusciu ri una sula", nn tenendo, volutamente, in considerazione i consiglieri di opposizione xkè alcuni sono perennemente sul mercato e in cerca di favori personali. Cmq Ernesto Alfonso dovrebbe vergognarsi di tenere in giunta degli Assessori ke pensono solo a grattare (in senso lato) e farsi i cazzi propri.
    -Ke la forza sia cn voi, preghiamo e speriamo ke il virus ebola ci liberi del sindaco e della sua giunta- Obi Wan Kenobi.

    Alla C.A. del
    -presidente del Consiglio Comunale
    -emittente TGR
    E' possibile fare qualcosa, anche con l'uso della moderna tecnologia, per la dizione e per l'italiano dei consiglieri Amato e Gullotto?
    Nn si potrebbero usare, durante il Consiglio Comunale, dei traduttori simultanei e dei sottotitoli?
    Un grazie anticipatamente da parte di tutti i randazzesi di sano udito ke nn riescono a comprendere l'idioma dei due consiglieri.
    -Obi Wan Kenobi-

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