sabato 31 dicembre 2011

PRUSST:QUESTO SCONOSCIUTO!


Non ci voleva una grande intelligenza per capire che lo strumento principe di ottimizzazione e sviluppo del nostro territorio, fosse un carrozzone di quelli, che pensati per raggiungere grandi traguardi, hanno invece contribuito enormemente a portare l'Italia nella condizione attuale. Il cittadino comune di questo famigerato Prusst (1) Valdemone non conosce nulla.
Dall’ultimo consiglio comunale si apprende di una serie di irregolarità nella gestione di questo strumento. Qualcuno si è pure meravigliato, pensando ad alta voce come mai ciò sia possibile, ci consenta sempre questo qualcuno di sorridere dinnanzi alla sua candida ingenuità. Perché in un sodalizio che gestisce qualcosa come sette milioni di euro e la sua attività è praticamente sconosciuta, qualcosa che non funziona sicuramente c’è. Purtroppo questi enti sono i mostri che ci hanno condotto in una condizione di quasi miseria, veri e propri parassiti dissanguatori delle finanze pubbliche.
La storia d'Italia è piena di inutili enti frantumatori di pubblico denaro: la famosa Cassa per il mezzogiorno, le municipalizzate, i vari enti inutili, le comunità montane e così via dicendo fino ad arrivare ai Gal e ai Prusst odierni. Per non parlare del patto territoriale Taormina-Etna, gestito sempre dai soliti amici, la cui dinamica attiva di promozione del territorio, ha prodotto essenzialmente quattro maxi cartelloni posti nelle adiacenze di un'uscita secondaria dell'aeroporto di Catania.  
Dal dibattito avvenuto in consiglio comunale sul Prusst, si è capito che la gestione disinvolta di questa trappola finanziaria potrebbe portare grossi guai alla già tanto martoriata nostra città.
Evidentemente chi ci amministra crede ancora nell'arte di arrangiarsi  e gestisce tutto quello che gli  capita sotto mano con grande sufficienza, salvo poi confidare nella manzoniana provvidenza. L'uso di somme appartenenti al Prusst per i lavori del cosiddetto cinema moderno e per il finanziamento del rifacimento della via Duca degli Abruzzi saranno poi regolari? O come dice qualcuno prima o poi li dovremmo restituire con grande dolore e stridore di denti per la popolazione tutta? Ma non era questo Sindaco che ci aveva raccontato,  in campagna elettorale, che le sue formidabili amicizie politiche (Firrarello e compagnia bella) avrebbero reso la nostra città un nuovo paradiso terrestre? Sì è proprio lui che diceva questo, il profeta dei nuovi tempi, quello che ci avrebbe tirato fuori dai guai. Vuoi invece vedere che piuttosto che tirarci fuori invece ci ha proprio messo nei guai.
Il dubbio atroce è alimentato dalla memoria del passato che ci ricorda come il Sindaco Del Campo, nella sua prima sfortunata esperienza, realizzò una sola opera degna  di tale nome: il rifacimento della via Regina Margherita. Opera meritoria per carità, ma c'è solo un piccolo particolare, e cioè che anche in quel caso le formidabili amicizie non funzionarono per niente. Tanto è vero che per finanziare l'opera fu furbescamente acceso un mutuo con l'allora Banco di Sicilia. Tutti capiscono che a prestarsi i soldi non ci vuole grande abilità, basta andare in banca e il gioco è fatto. Facile fare debiti che poi graveranno sul groppone dei cittadini randazzesi per chi sa quanti anni ancora.
Quando si parlava del rifacimento della via Duca degli Abruzzi o del cinema moderno si pensava che le eccezionali capacità e amicizie altolocate del nostro Sindaco avrebbero fatto arrivare finanziamenti dalla Regione Siciliana o dal Governo nazionale. E invece no, si sono presi i soldi dal Prusst, facendo restare noi cittadini nel timore che ciò non fosse fattibile, e che qualcuno un giorno ce ne possa chiedere la restituzione.
I risultati fino ad oggi prodotti da questi nuovi strumenti ci inducono certamente a classificarli tra le peggiori sperimentazioni politico-amministrative mai pensate. In altri termini baracconi di cui se ne potrebbe fare benissimo a meno e che servono solo a garantire posti di sottogoverno, lautamente retribuiti, per gli amici degli amici.
In tempi come questi di grande ristrettezza economica, con tanta gente che fatica a vivere, è uno scandalo vero e proprio mantenere in vita queste mostruosità. Vuol dire che i nostri governanti  predicano bene, ma come al solito i sacrifici li chiedono sempre agli altri, magari ai più deboli. L'uomo giusto dovrebbe provare solo vergogna ad avere un ruolo qualunque in questi enti immorali, specialmente se retribuito. Ma si sa la morale è oggi soggettiva, del resto tutto ormai si relativizza, e anche la coscienza di molti si adegua, perdendo quel senso del pudore che dovrebbe indurre l'individuo a comprendere quando si è passato il limite. Quindi solo ingordigia, sete di potere e ricerca di benefici economici personali. E il popolo, il popolo è bue questo si sa, ma attenzione a non tirare troppo la corda. La storia è maestra, anche se molti sono i cattivi allievi che non vogliono comprendere la lezione. 
Se questo è da ritenere sia il modo giusto di governare la città c'è da stare veramente preoccupati; tra l’altro noi lo abbiamo sempre sostenuto che quella attuale è la peggiore classe politica di tutti i tempi, e questo giudizio lo possiamo sostenere senza timore di smentita. L’evidenza dei fatti ci è alleata, chiunque assiste ad una seduta di consiglio comunale non può non darci ragione. Ma a Dio piacendo dovrà pur passare la nottata, sperando che il nuovo anno induca qualche uomo politico locale a capire che è arrivato il momento di togliere l’incomodo.
Rasputin

(1)     Nota: DEFINIZIONE
I PRUSST sono i nuovi Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio promossi dal Ministero dei lavori pubblici con l'obiettivo di realizzare interventi orientati all'ampliamento e alla riqualificazione delle infrastrutture, del tessuto economico-produttivo-occupazionale, al recupero e alla riqualificazione dell'ambiente, dei tessuti urbani e sociali degli ambiti territoriali interessati.
Prevede la partecipazione del privato sia per opere di iniziativa privata, sia per opere pubbliche o di interesse pubblico.

venerdì 25 novembre 2011

Timeo Danaos et dona ferentis(Temo i greci anche quando portano doni).

Ecco ci siamo. Ernesto Alfonso nel tentativo di mascherare le grandi difficoltà in cui si dibatte, tenta il colpo di genio! Per la verità pare che l’idea gli sia sovvenuta una sera guardando un dibattito televisivo. Sapete com’è, in questi casi d’improvviso si accende la lampadina: e la soluzione ai problemi sembra a portata di mano già bella e fatta, lì pronta da utilizzare.
Quella sera, seduto davanti alla televisione,  il nostro Sindaco meditava sulla crisi politica che stava portando al governo Monti. Nella sua testa rimuginavano pensieri imperniati sui termini governo di unità nazionale, salvezza dell’Italia e via dicendo. Ad un tratto arriva l’ispirazione, il colpo di genio:  applicare a Randazzo la stessa logica e metodologia pensata in quei giorni per risolvere i problemi della nazione. Per salvare capre e cavoli, bisognava obbligatoriamente studiare un piano di salvezza cittadina che coinvolgesse tutte le forze politiche, e chi non ci stava sarebbe stato messo alla berlina dinanzi a tutta la città.
Così trovata la soluzione ai suoi tanti problemi di sopravvivenza politica, l’Ernesto Alfonso, qualche giorno dopo, indiceva sotto la sua sapiente guida una sorta di concilio di tutte le forze politiche.
Forte dell’appoggio dei suoi, che applaudivano alla brillante trovata del capo, iniziava un giro di consultazioni con tutti i gruppi consiliari. Naturalmente precedute da una sua apparizione televisiva nella quale lanciava una sorta di chiamata alle armi, necessaria per salvare la città. E così fu che tutte le forze politiche, sensibilizzate dalla loquace retorica del primo cittadino, si recarono nel palazzo di città per prendere parte alle consultazioni ernestiane.
Oggi, fatto il primo giro, ci si chiede a cosa siano servite queste consultazioni: nessuno lo sa. Pensiamo che Ernesto Alfonso abbia tentato di fare incamminare tutte le forse politiche randazzesi sulla strada dell’amor patrio, pretendendo così un senso di responsabilità diffusa che gli sarebbe tornata assai utile. Questa ipotesi è la più verosimile, considerato che ormai non ha più una maggioranza in consiglio comunale, e che i suoi consiglieri vivono una perenne crisi di nervi che li rende simili a donnette  isteriche.
Ma poi onestamente dalle forze politiche di opposizione, cosa mai si sarebbe potuto aspettare Ernesto Alfonso. Questo è il vero mistero!
In Democrazia vige un principio semplice, oserei dire quasi elementare, i ruoli delle forze politiche li fissano gli elettori attraverso il voto. Pertanto non vi è dubbio che gli elettori randazzesi alle ultime amministrative hanno scelto chiaramente chi deve governare e chi deve stare all’opposizione. Voglio ricordare che Ernesto Alfonso ha ricevuto il mandato popolare a governare la città,  con uno scarto di voti notevole rispetto al suo avversario il prof. Michele Mangione. Quindi innegabilmente a lui e alla sua maggioranza è stato conferito il governo della città, mentre alle forze politiche perdenti il ruolo di opposizione. Questo è stato il chiaro e inequivocabile verdetto dei cittadini randazzesi.
Alla luce di ciò la mossa di Ernesto Alfonso è patetica e velleitaria. Sa tanto di una sorta di  pietosa e supplichevole richiesta di elemosina rivolta ai consiglieri comunali, al fine di garantirgli una dignitosa sopravivenza: facendo intravedere una totale mancanza di dignità politica, tipica di chi vuole stare per forza aggrappato alla sedia costi quel che costi.
L’idea delle consultazioni è un espediente, tra l’altro per nulla originale. E’ una strada percorsa inutilmente e priva di significato politico, perché Ernesto Alfonso non si può sostituire così com’è stato fatto con Berlusconi: tutt’al più si può mandare a casa.    
Chiunque al suo posto avendo constatato l’impossibilità di continuare, avrebbe, per il bene della città, già rassegnato le dimissioni. Lui invece continua imperterrito a restare lì dove è attualmente; non ha più una maggioranza, ma resta sempre lì, forse che qualcuno per scherzo gli abbia incollato  il deretano alla sedia? Se così è si comprende perché non riesca a staccarsi da quella poltrona.
Alla fine del discorso la morale è una sola: Ernesto Alfonso è stato eletto per governare, se non ha più il necessario gradimento del consiglio comunale, non c’è altra strada che quella delle  dimissioni. Il suo tentativo di coinvolgere forze politiche distanti da lui e dal suo partito è semplicemente  patetico e insignificante. Le minoranze politiche hanno un preciso ruolo assegnato dall’elettorato che è quello dell’opposizione. Ecco perché questo tentativo estremo fatto dal signor Sindaco  è un espediente pietoso, che mette completamente a nudo la sua fragilità politica.  
Qualcuno dice meglio un sindaco scadente che non un commissario. Io mi permetto di dire che questo è il più banale dei luoghi comuni, perché i commissari non restano in eterno ma solo fino alla prima tornata elettorale utile. E poi di cosa bisogna avere paura, abbiamo già una tassazione che è al massimo, i servizi non funzionano e le strade sono piene di buche. Allora per usare un altro luogo comune altrettanto banale, quanto quello  di cui sopra, si può dire: “che più buio di mezzanotte non può fare”.
Il Giaguaro di Tebe.

venerdì 30 settembre 2011

EVVIVA DON BOSCO.

Tra i tanti misteri che sedimentano nell’ormai maleodorante vita politica cittadina, c’è senza dubbio quello riguardante il destino dell’ex collegio salesiano San Basilio. Si dice, ma ne abbiamo precise conferme, che il signor Sindaco si sia incontrato innumerevoli volte con i vertici dell’Ispettoria Salesiana Sicula. L’argomento dei colloqui è stato certamente la restituzione dei locali di proprietà del Comune di Randazzo: ma come siano andati fino ad oggi questi ragionamenti intendati tra le due parti, poco c’è dato sapere. Il fatto certo è che la comunità salesiana non abita più il San Basilio dal 2007: solo il piano terra è utilizzato dalla Cooperativa che gestisce la scuola media e il liceo socio-psico-pedagogico.
Come al solito, a noi sembra, che Ernesto Alfonso si sia mosso, nell’affrontare questa vicenda, con grande difficoltà e con la solita superficialità che gli è propria. Tanto è vero che le due parti da tre anni discutono inutilmente senza trovare uno straccio di accordo. E qui si palesa, come di consueto, l’incapacità del nostro signor Sindaco. Il quale pare si sia incartato, avendo a suo modo raggiunto un mezzo accordo con i salesiani, in base al quale questi avrebbero lasciato definitivamente il San Basilio, a condizione che il comune avesse ristrutturato a sue spese la vecchia sede del GAL Terre dell’Etna e dell’Alcantara, sita in via Sottotenente Fisauli n. 82, di proprietà dei padri salesiani.
Su questo strampalato accordo pare che l’asino sia caduto, infatti i colloqui tanto cordiali e baldanzosi all’inizio, di colpo si sono arenati. E’assai difficile capire come un ente disastrato economicamente come il nostro comune, avesse potuto trovare i fonti per ristrutturare a sua totale cura e spese il locale di proprietà dei salesiani. Forse che Ernesto Alfonso si crede Houdini? Perché egli è un illusionista: ma di quelli mediocri, e in ogni caso non in grado di prendere per i fondelli gli astuti religiosi. I quali ragionano nei termini: “prima pagare poi vedere cammello”.  
In un recente Consiglio Comunale l’argomento San Basilio è stato posto all’ordine del giorno, i nostri amministratori con la solita faccia tosta che li contraddistingue, non solo hanno dato come già cosa fatta la restituzione, ma sono andati anche oltre, spiegando che esiste già un progetto per la ristrutturazione del vecchio e fatiscente edificio.
La gente, in altre parole i nostri concittadini, nella maggior parte non la pensa così e sono piuttosto scettici. I più pensano che il collegio San Basilio una volta tornato nella disponibilità del Comune, farà la stessa fine del monastero di San Giorgio. Sul quale furono a suo tempo inventati mirabolanti progetti di ristrutturazione, con l’indento niente poco di meno di creare un centro universitario europeo. Mai castronerie più grosse furono dette dai nostri politici locali!
Ora è facile che il San Basilio patisca la medesima sorte, Ernesto Alfonso, da mediocre illusionista qual’é, ha fatto credere che la restituzione e successiva ristrutturazione sia possibile o comunque facile da realizzare.
Intanto, registriamo, con grande rammarico, che l’oratorio salesiano chiuso per le ferie estive a tutt’oggi non ha ancora riaperto i battenti. Potrebbero essere  ferie lunghe, ma così non è, perché pare che i padri salesiani abbiano deciso di privarci definitivamente della loro presenza. E dire che quella di Randazzo fu la prima casa salesiana di Sicilia. Ma in una città sì fatta, dove è possibile che ci sfilino tutto nell’indifferenza generale, e quindi senza protestare, a chi interessa se l’oratorio salesiano chiude?
Per la verità alcuni genitori, di figli utilizzatori dell’oratorio, hanno tentato una timida reazione ed hanno pensato di ricorrere al signor Sindaco. Noi, conoscendolo bene, dobbiamo affermare che mai pensata più inutile fu fatta.
In conclusione, l’unica cosa vera è che la nostra città è stata privata di un’altra struttura di utilità pubblica, forse l’unica dedicata ai ragazzi. Un luogo congegnato appositamente per quest’ultimi, munito di due campi da gioco  e quattro ampie sale con ivi ubicati pin pong, calcio balilla, e tutto quanto può servire ad intrattenere i giovani.
Nello sconforto sempre più intenso per la mala sorte della nostra città, non ci resta che utilizzare,  mutuandole, le parole di quella celebre canzone, ove ci si chiede che ne sarà di noi? E il ritornello risponde lo scopriremo solo vivendo. In altri termini consoliamoci dicendo: “finché c’è la salute………”
Il Giaguaro di Tebe.

giovedì 29 settembre 2011

LA LETTERA.

Pubblichiamo qui di seguito la lettera del Capogruppo consiliare di Alleanza per Randazzo, ragioniere Minissale Franco Giuseppe, protocollo n. 0016907 del 30 agosto 2011.
MINISSALE GIUSEPPE
Capogruppo Alleanza per
Randazzo



Al Sig. Sindaco Dott. Ernesto Del Campo

p.c.      Al Sig. Presidente del Consiglio Comunale
            Ai Sigg. Consiglieri Comunali
            Ai Sigg. Componenti la Giunta Municipale



Egr. Sig. Sindaco, pur non volendo ulteriormente alimentare la nota polemica degli ultimi tempi, mi corre l’obbligo, per amore di verità e correttezza istituzionale, fare alcune precisazioni sulle discusse delibere propedeutiche al Bilancio di previsione per il 2011. Delibere sulle quali il gruppo che rappresento si è espresso negativamente.
1 - Proposta di delibera: Determinazione tariffe di compartecipazione ai servizi di refezione scolastica del 16.06.2011;
2 - Proposta di delibera: Determinazione tariffe di compartecipazione ai servizi di trasporto scolastico;                                                                            3 - Proposta di delibera del 12.07.2011: Approvazione bilancio di previsione 2011.

    Oggi mi chiedo, ma lo chiedo soprattutto a Lei, quale sia l’effettivo ruolo politico-amministrativo dei componenti la sua maggioranza. E’ forse quello di andare in Consiglio comunale per alzare semplicemente la mano approvando tutto quello che Lei ci sottopone senza mai discuterne prima?
    O come intende Lei, magari suggerito da qualche avveduto “stratega” politico, affermando che la Giunta è una cosa e il Consiglio comunale è un’altra; limitandosi quest’ultimo, secondo il suo strano modo di interpretare la Legge, solamente ad approvare, sic et simpliciter, tutto quello che Lei e la Giunta venite a propinarci. In questo caso, anche per aiutare ulteriormente il sig. Tremonti a risolvere la crisi finanziaria dell’Italia, perché non aboliamo tutti i Consigli comunali? Tanto bastate voi a decidere tutto e per tutti.
    Se così fosse come mai è obbligatorio per Legge il passaggio, per l’approvazione, in Consiglio comunale delle più importanti decisioni della Giunta? Se vale il suo ragionamento non c’è necessità alcuna dei Consiglieri, quindi aboliamoli. E’ alquanto strano che un uomo di legge, quale Lei è, ragioni in questi termini.
    Per quanto riguarda il gruppo consiliare che mi onoro rappresentare, non negherà che ha sempre cercato democraticamente il confronto sugli atti amministrativi, dando suggerimenti che nella maggior parte dei casi sono sempre stati respinti e, nonostante ciò, Lei è stato sempre sostenuto.
    Ma andiamo ai fatti più recenti: il 29 luglio 2011, solamente dopo ben sette mesi dall’inizio di questo Esercizio finanziario,Lei invita per la prima volta la maggioranza che lo sostiene a discutere del Bilancio di previsione e delle relative delibere propedeutiche.
    Lascio ai colleghi ogni riflessione e considerazione sui tempi biblici di presentazione di tale fondamentale documento, già che ci siamo potevamo anche aspettare per l’approvazione il mese di dicembre.
    In quella sede manifestavo la mia contrarietà ad aumentare la cifra per la refezione scolastica e l’istituzione di un balzello per il trasporto scolastico. Le ricordo che questa mia richiesta, in quella sede, veniva anche sostenuta e condivisa dal capogruppo della lista “Del campo Sindaco”. In linea generale Lei si è detto d’accordo, a condizione che venissero trovati i fondi necessari per coprire le minori entrate; ci si è dato quindi appuntamento a lunedì 1° agosto 2011 per discutere e trovare la soluzione. In quella sede Lei esordisce affermando che il Bilancio di previsione predisposto è blindato e non consente alcun margine di manovra.
    Sempre in quella data e nel suo ufficio, il sottoscritto Le propone dove reperire le risorse che avrebbero coperto le minori entrate, la sua controproposta fu quella di una rimodulazione delle entrate per fasce di reddito, ci si accordò quindi per la predisposizione di tale proposta da sottoporre al vaglio della maggioranza, ebbene stiamo ancora aspettando tale elaborato.
    Per dirla con una battuta egregio sig. Sindaco e caro Assessore Ragaglia, al vostro confronto il Ministro Giulio Tremonti è uno scolaretto che dovrebbe venire a lezioni da Voi in questo Comune.
    Mi chiedo allora se questo è il modo e il metodo democratico di confronto che Lei ha nei riguardi della maggioranza che lo sostiene, dal momento che nega di fatto anche la semplice discussione sull’atto deliberativo più importate della vita amministrativa del comune.
    E’ triste constatarlo ma Le ricordo che neanche nel famoso ventennio si era giunti a tanto: vero è che il Parlamento veniva spesso esautorato, ma se non altro nel Gran Consiglio del Fascismo le decisioni venivano prese a maggioranza e col concorso di tutti i presenti.
    Vogliamo ora parlare delle due delibere che il Sindaco fa rilevare aver noi votato contro? Il Dott. Del Campo forse dimentica che giorno 5 agosto2011, finalmente! si tiene un Consiglio comunale i cui contenuti tutti conosciamo. Viene più volte invitato e sollecitato, anche dalle minoranze, a ritirare i punti all’ordine del giorno, per potere aggiornare il Consiglio. Ebbene Lei si rifiuta sapendo che il giorno dopo – Sabato 6 agosto – la sua amministrazione, ormai priva dei numeri necessari, può proseguire i lavori anche con soli 8 Consiglieri comunali.
    Quale significato politico ha questa mossa? Se ne è voluto lavare le mani come Ponzio Pilato? Non assumendosi alcuna responsabilità, ne politica, ne amministrativa. Cosciente del fatto, poi avveratosi, che il Consiglio comunale si è tenuto con la presenza di 11 consiglieri: 8 di minoranza e 3 di maggioranza?
    Ribadiamo ed affermiamo ancora che i sottoscritti hanno votato secondo scienza e coscienza, in quanto non intendevano porre in essere degli aumenti di costi ai cittadini randazzesi in questo delicato momento di crisi economica.

    Altra considerazione:

    Nel decreto sindacale n. 69 del 18 agosto 2011 il Sindaco fa rilevare che una delle motivazioni che lo hanno indotto ad accettare le dimissioni dell’Assessore Giuseppe Luca, riguardava anche  l’atteggiamento in Consiglio Comunale del gruppo di appartenenza dello stesso, riferendosi evidentemente al recente voto contrario da noi espresso.
    Mi chiedo e chiedo a Lei come mai allora lo stesso metro non è stato adottato nei confronti dell’Assessore di riferimento della Lista “ Vola alto”, considerato il fatto che da tempo il rappresentante in Consiglio di tale gruppo ha il nostro medesimo atteggiamento critico nei suoi confronti?
    Per dirla con una nota battuta di un vecchio carosello pubblicitario: “siamo alle solite Calimero….”,
    alias due pesi due misure, alias i Consiglieri comunali di maggioranza non siamo tutti uguali.

    Vorrei riprendere inoltre un altro passaggio molto importante in relazione alla revoca della delega al Vice-Sindaco nei termini e nei modi in cui è stata predisposta, motivata e notificata.

    1.      Come mai il Sindaco nella riunione di maggioranza del 29 luglio 2011 non ce ne faceva alcun cenno?
    2.      Perchè nell’incontro di lunedì 1° agosto al sottoscritto capogruppo non veniva data alcuna notizia circa questa decisione presa?

    Il tutto viene portato alla nostra conoscenza, così come agli altri consiglieri comunali, con un “sms” datato 4 agosto 2011.

    Cosa c’è dietro tutto questo? Quale è l’oscuro disegno politico su, o di qualche suo suggeritore? E’ forse quello di annientare questo gruppo consiliare perché ribelle, recalcitrante e non in linea con i suoi dictat?
    Per finire Le ricordo sig. Sindaco che questa è storia di sempre, neanche nel novembre del 2010 Lei è riuscito a mettere insieme una maggioranza per l’approvazione di un altro documento importante quale era l’assestamento di bilancio.
    Ci sembra anche alquanto strano che, al di la delle scelte politiche a nostro avviso errate, Lei non faccia alcun tentativo per ricompattare la maggioranza, anzi tutt’altro.
    Quale oscuro disegno politico ha in mente? Questa strana strategia ha delle finalità che, in atto, non riusciamo a percepire. E proprio perché cervellotiche da parte di colui a cui non mancano certo le capacità e l’intelligenza, non riusciamo a comprenderne  il senso. Si vuole forse la nostra esclusione, addossandoci delle responsabilità che sono di altri, lo si dica in modo chiaro.
    Se invece le motivazioni non sono queste, si faccia un passo indietro da parte di tutti, si apra un dibattito sereno tra i componenti della coalizione, si ricostituisca una maggioranza coesa in questo ultimo scorcio di legislatura, se non altro per riconquistare quella fiducia nei cittadini che, mi creda, è ai minimi storici dal dopoguerra in poi.
     Il Capogruppo consiliare
    Alleanza per Randazzo
    Minissale Franco Giuseppe







    sabato 10 settembre 2011

    IL DECAPITATORE.


    Un Highlander si aggira minacciosamente per le nostre contrade, un essere politico spietato  tagliatore di teste. Egli si nutre del fenomeno della REMINESCENZA.  Tagliando la testa ad un altro politico riceve  tutto il potere e tutte le conoscenze che il decapitato ha ricevuto durante la sua vita. È come ricevere un sacramento o un forte orgasmo.
    Il potere della "Reminescenza" equivale ad una forte tempesta magnetica, le finestre esplodono, le luci vanno in corto circuito, è come se il politico decapitatore si trovasse al centro della tempesta elettrica.  Per acquisire la reminescenza è necessario che l’highlander proceda alla decapitazione politica mediante ritiro delle deleghe, inoltre è necessario che il tagliatore di teste sia  un firrarelliano, perché se il decapitatore è un politico qualsiasi la reminiscenza va sprecata e si perde nel cielo.
    Noi abbiamo scoperto di avere un Highlander politico: il suo nome è Ernesto Alfonso. Egli con spietata crudeltà ha ripreso la sua vocazione di tagliatore di teste: pratica a lungo esercitata e perfezionata dieci anni fa.  Oggi egli è talmente bravo che il decapitato si ritrova con la testa mozzata senza che se ne accorga. Una tecnica sopraffina, perfezionata negli anni, gli permette di compiere operazioni di amputazione con grande maestria senza che il malcapitato patisca alcuna sofferenza.
    Certo viene da chiedersi perché decapitare sempre gli stessi? Forse che gli stessi sono appartenenti a qualche congrega di flagellanti?  Forse è gente che prova piacere ad essere mutilata. Sì perché al Vice Sindaco la testa gli era stata tagliata già dieci anni fa. Ma poi questo, quante teste ha per permettersi il lusso di farsene tagliare una ad ogni sindacatura di Ernesto Alfonso?
    Resta da capire il perché se uno è trattato a pesci in faccia,  poi si prodiga per far rieleggere chi lo ha maltrattato? Un vero mistero!
    Dell’altro decapitato meglio non parlare, brava persona per carità, ma poco esperto delle cose della politica.
    Singolare è il siparietto a cui abbiamo assistito nei giorni a seguire l’esautorazione, e che è stato riportato anche dalla stampa locale. I decapitati hanno fatto prontamente intervenire l'onorevole Falcone, il quale ha tentato di ricordare ad Ernesto Alfonso gli impegni assunti con l'accordo sottoscritto nel 2008. Evidentemente non conosce Ernesto Alfonso e la sua faccia tosta, tanto è vero che nella risposta data all'onorevole Falcone, egli riesce a negare anche l'evidenza.
    Ritiene il decapitatore di essere non solo al centro dell'universo, ma anche di essere un individuo superiore e perciò autosufficiente. Pensa il “divino” che il consistente aiuto datogli nelle ultime elezioni dal Gullotto, e dall’intero gruppo di Alleanza Nazionale,  sia cosa marginale.
    I cortigiani dicono che, anche senza aiuto, il loro Sindaco avrebbe vinto lo stesso grazie al suo fascino irresistibile, al suo sguardo magnetico che ipnotizza le folle: forse si è convinto Ernesto Alfonso di assomigliare a quel tale, che si affacciava dal balcone, e con la sua oratoria straripante e la sua mimica forviante riusciva a trascinare le masse. 
    Inoltre, come il capo supremo Berlusconi, egli ha un concetto padronale della politica. Muovendosi come un signorotto d'altri tempi, che gestisce ciò che suo come meglio gli pare, ha provveduto motu proprio a nominare il coordinatore del “suo” partito.  All'appunto mosso dall’onorevole Falcone ha risposto quasi stizzito: “Tutti a quei tempi furono d'accordo su Bertolo coordinatore”. A quali tempi si riferisce lui solo lo sa.
    In una missiva del capogruppo di Alleanza per Randazzo, ragioniere Franco Minissale, datata 30 agosto 2011, diretta ad Ernesto Alfonso, lo scrivente pur essendo parte della maggioranza che lo sostiene, lamenta la scarsa sensibilità istituzionale del signor Sindaco, avendolo reso edotto della decapitazione del Gullotto solo tramite sms. Continua il Minissale: “Cosa c'è dietro tutto questo? Qual è l'oscuro disegno politico suo o di qualche suo suggeritore? E' forse quello di annientare questo gruppo consiliare perché ribelle, recalcitrante e non in linea con i suoi dictat?”.
    Questo documento che è un atto d’accusa nei confronti di Ernesto Alfonso da parte di chi lo ha sostenuto fino  all'altro ieri, rappresenta la radiografia dell’insostenibile vicenda politica attuale della nostra città.
    Gli stregoni della politica e i piccoli despoti di campagna hanno colpito i centri vitali della vita cittadina. Dice sempre il Minissale: “Oggi mi chiedo, ma lo chiedo soprattutto a Lei, quale sia l'effettivo ruolo politico-amministrativo dei componenti la sua maggioranza. E' forse quello di andare in Consiglio Comunale per alzare semplicemente la mano approvando tutto quello che Lei ci sottopone senza mai discutere prima? O come intende Lei, magari suggerito da qualche avveduto “stratega” politico affermando che la Giunta è una cosa e il Consiglio comunale è un'altra, limitandosi quest'ultimo, secondo il suo strano modo di interpretare la Legge, solamente approvare, sic et sempliciter tutto quello che lei e la sua Giunta venite a propinarci.”
    Parole come macigni che dicono tutto e ci fanno capire con chi abbiamo a che fare: un manipolo di individui che ritiene la gestione della pubblica amministrazione un fatto privato, dove si può fare tutto quello che si vuole. 
    La  citata lettera è un ardimentoso atto di coraggio da parte del Minissale, che riscatta l’onore del suo gruppo consiliare e dei due membri della Giunta defenestrati. Al capo gruppo di Alleanza per Randazzo facciamo i complimenti per la chiarezza espositiva e la sostanza delle argomentazioni  addotte. Riteniamo, in seguito, di pubblicare integralmente il testo della missiva, che può rappresentare un momento di svolta nei rapporti all’interno del PDL randazzese.
    Leggendola qualcuno dirà finalmente, ma per noi, precursori dei tempi, la lotta di liberazione è già in atto, adesso aspettiamo, che tutti quelli che ritengono d’essere stufi di questo stato di cose, facciano anche la loro parte.  
    Rasputin

    domenica 14 agosto 2011

    POVERI NOI!


    Metti una serata ferragostana senza nulla di particolare: il solito inutile bazar in piazza Loreto, delle band che producono una musica rock inutilmente assordante, due paesani che si improvvisano presentatori, il vecchio musicista che si aggira con area da intenditore fra la gente, peraltro tutti conoscenti, spiegando che quando suonava lui…..; quella si che era musica!
    Più in là, un bivacco dove si consumano carne di cavallo e salsiccia; e poi una specie di accampamento, costituito da due file di tende da campo, nelle quali si espongono, nel tentativo di venderli, capi di abbigliamento di fatturazione cinese. La solita giostra, la solita pista da autoscontro, la solita gente, sempre quella, perché di facce nuove se ne vedono ogni anno di meno. Questo il quadro desolante di una serata che si vorrebbe festiva, propinataci dal signor Sindaco Ernesto Alfonso e dalla sua  degna congrega.
    Se poi volessimo affondare i colpi, basterebbe parlare della stupida e fumosa idea di festeggiare il 150° dell’unità d’Italia, trasformando la tradizionale festa di ferragosto in qualcosa di ibrido, costituito da un mixer di patriottismo, religione e  folclore.
    I nostri amministratori anche quest’anno ci hanno propinato un programma di festeggiamenti veramente insignificante, nel quale stupidamente hanno tentato di mettere insieme tutto e di più, senza ottenere alcun risultato accettabile.
    Sommariamente, prendiamo la commemorazione del 150° della proclamazione del Regno d’Italia. Oltre a una tavola rotonda scarsamente partecipata, gli organizzatori ci hanno propinato un cortometraggio del 1905 e un film “Viva l’Italia”, che senza nulla togliere al suo alto valore artistico, diviene una vera chiavica se proiettato in piazza Municipio in una sera di ferragosto. I Presenti, circa quindici persone,  non hanno resistito fino alla fine e alla chetichella si sono dileguati mentre scorreva la lunga pellicola. Il povero Rossellini si starà rivoltando nella tomba, causa la totale mancanza di rispetto da parte dei nostri ignoranti amministratori.
    E poi le varie mostre, dove sempre gli stessi, espongono opere di una fatturazione artistica grezza, primitiva: saranno pure artisti locali, ma è giusto chiamare le cose con il loro nome.
    Per chi attente la fatidica ultima sera, quella del quindici, bisogna che si rassegni, perché anche qui non vi è nulla di nuovo: un gruppo elemosinato dalla provincia regionale, che per la seconda o terza volta si presenta a Randazzo, neanche avessero affittato casa qui da noi. Tra l’altro un gruppo musicale che fece successo qualche anno fa, ma sul quale si sono ormai spente da tempo le luci della ribalta.
    Meno male che c’è il glorioso corpo bandistico “Erasmo Marotta”, almeno quello rappresenta la tradizione musicale della nostra città, e l’immancabile concerto della vigilia è un appuntamento da non perdere. Unico vero evento di quest’estate randazzese; oh! pardon mi correggo, celebrazione del 150° dell’unità d’Italia.
    Il corpo bandistico quest’anno ha anche rinnovato il repertorio, rendendo ancora più gradevole l’esibizione. Tra l’altro è da plauso l’incontro con un’altra realtà musicale randazzese interessante: il coro polifonico della basilica di Santa Maria. Insieme hanno messo su un ottimo spettacolo musicale.
    Ai giovani consiglio comunque di aspettare quell’altra cazzatta stratosferica che è la notte bianca, "scimmiottamento" di quanto si svolge, con successo, in alcune grandi città. Da noi ci si prova sempre, anche se  manca l’intelligenza per mettere su qualcosa di decente. Comunque, per chi cerca tutte le occasioni per tirare a far tardi la notte, può anche andare bene.
    Il Giaguaro di Tebe.
                                                                                             

    martedì 9 agosto 2011

    EVVIA LA VARA PATRIOTTICA!


    Un fremito di ardito patriottismo si è impadronito della nostra classe politica. Il nostro signor Sindaco, forte del suo incommensurabile genio organizzativo, ha ritenuto di trasformare la tradizionale festa di ferragosto in una solenne celebrazione del centocinquantesimo dell’unità d’Italia.
    Sembra che quest’anno la vara sarà addobbata di vessilli tricolore, San Michele Arcangelo sarà sostituito da Giuseppe Garibaldi, san Tommaso da Giuseppe Mazzini e in alto al posto delle tre figure tradizionali avremo: Vittorio Emanuele al centro, a desta Cavour e a sinistra Francesco Crispi, ed al culmine del fercolo, al posto della croce, sarà apposto lo stemma sabaudo.
    Dietro alla vara il Sindaco, sfilerà ostentando un’appariscente coccarda tricolore all’occhiello della giacca, mentre il resto dei componenti della giunta dovrà essere abbigliato in divisa da bersagliere. Seguiranno i consiglieri comunali vestiti da garibaldini.
    La banda eseguirà solo musiche patriottiche: dall’inno degli italiani alla canzone del Piave. Qualche prelato, tirerà fuori la medaglia al merito, guadagnata dal bisnonno nella grande guerra, e l’appunterà orgogliosamente sul petto.  
    Ernesto Alfonso, lungo il tragitto, terrà per mano un bambino camuffato da piccola vedetta lombarda, tanto per ricordare i buoni sentimenti del De Amicis.
    I cittadini festanti saranno chiamati a sventolare, lungo il percorso del fercolo divenuto patriottico,  bandiere e fazzoletti tricolore.
    Da tutto questo si salverà, buon per lui, l’ex vice sindaco, defenestrato in questi giorni da Ernesto Alfonso.
    Si dice che il Sindaco abbia cacciato il suo vice per scarso rendimento.  Questi non solo non era assiduo alle riunioni di Giunta, ma cosa più grave non apriva la posta da tanto tempo.
    Ora, che non fosse sempre presente alle riunioni della Giunta Municipale può anche passare, ma che non aprisse la posta a lui indirizzata, è veramente insopportabile.
    Per quanto le motivazioni addotte da Ernesto Alfonso ci sembrino assai evanescenti, possiamo dire che bel gli sta, al destinatario del provvedimento di espulsione. L’esperienza dovrebbe essere maestra di vita, ma per alcuni non è così. Difatti trattasi di un  personaggio politico che in passato fu trattato da Ernesto Alfonso nello stesso identico modo: licenziato in tronco adducendo futili motivazioni. Qui ci vorrebbe Sigismund Schlomo Freud per capire, e forse anche il sommo maestro non riuscirebbe a comprendere, i meccanismi che si muovono all’interno della testa di alcuni politici nostrani. Certi individui evidentemente non imparano mai, e poi si è sempre detto che il lupo perde il pelo ma non il vizio, e così è.
    Intanto Ernesto Alfonso, con un gesto di estrema magnanimità, ha comunicato a tutti i consiglieri comunali il siluramento del suo vice tramite sms. Alle volte di delicatezza e bon ton istituzionale si può anche morire.
    Nell’ultimo consiglio comunale la minoranza ha dimostrato di essere autosufficiente e  con un gesto estremo di “masturbazione” politica, ha tenuto in vita un consiglio comunale nel quale ha occupato sia il ruolo della maggioranza, che quello suo naturale di opposizione.
    Come si suole dire da sola ha cantato, suonato e ballato, visto che tutti i consiglieri di maggioranza erano assenti, impegnati nei loro affari, che evidentemente sono più importanti delle funzioni istituzionali che dovrebbero svolgere.
    Basterebbe solo questo episodio a far capire in quali mani si trova la nostra città. Una combriccola di buoni a nulla, che ogni volta si fa in quattro per farsi eleggere e che, una volta raggiunto l’obiettivo,  si sollazza in un acquitrino melmoso, pieno di cialtroneria istituzionale.  Noi intanto attendiamo Ernesto Alfonso che marcerà dietro la vara, divenuta risorgimentale per l’occasione, e così il loro miserando provincialismo da due soldi sarà salvo.
                                                                             Rosso di Sera.



    venerdì 29 luglio 2011

    I NANI DELLA MONTAGNA.

    Di questi tempi, in politica, vanno di moda i “responsabili”, che sono degli eletti pronti a gettare la maschera e a immolarsi per salvare il sedere del potente che riesce meglio a comprarli. Per  capirci, sono “responsabili” quelli che sono passati dalla parte del cavaliere Silvio, dopo l’abbandono dei finiani. Questi “salvatori della patria”, pur essendo stati eletti altrove, tradendo, si sacrificano per il bene comune (sic!), tra l’incomprensione generale: veri eroi del nostro tempo con tante macchie e tanti peccati.
    Qualche pidocchio, ha anche la faccia tosta di giustificare il salto della quaglia con argomentazioni tanto stupide quanto puerili, ad esempio la mancanza di una politica chiara, sull’annosa e importante questione dell’agopuntura in Italia. 
    Purtroppo anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo individui di questo tipo che si definiscono “responsabili”.   In altri termini, consiglieri comunali eletti nelle fila dell’opposizione, che sono pronti a leccare apertamente, perché di nascosto già lo facevano da tempo,  il deretano a Ernesto Alfonso.                                                          
    Adesso sono pronti a gettare la maschera, ammesso che mai ne avessero avuta una, perché il  padrone ha bisogno di loro. Li vuole in maggioranza poiché i numeri in consiglio comunale incominciano a scarseggiare. Non vuole correre rischi Ernesto Alfonso e ha deciso di formalizzare la loro condizione di “lugati” : magari con una presenza in Giunta.
    Preciso, che nei tempi antichi si usava il termine “lugato” per definire coloro che non erano più padroni di se stessi: era la condizione sociale peggiore, perché venivano affittati a un signorotto qualunque, il quale ne poteva disporre a proprio piacimento per tutta la durata del contratto.
     I cosiddetti “responsabili” sono gente venduta al miglior offerente: e allo stato attuale, quello che può offrire di più è Ernesto Alfonso.
     Sono dei vigliacchi proditori, perché hanno preso i voti di una parte e li portano in soccorso della parte avversa. E non vale il discorso sessantottino: i voti sono miei e ne faccio quello che voglio. A tal proposito è opportuno puntualizzare che per essere eletto, al cialtrone, non bastavano i voti suoi personali, ma è stato necessario mettere assieme una lista: ed è con la somma dei voti dei singoli candidati che sono scattati i consiglieri comunali.
    Sono i voti dei compagni di lista che hanno consentito all’idiota che fa questo ragionamento di essere eletto. Se vogliamo essere più precisi, possiamo dire che quei posti in consiglio sono il portato dell’azione politico-elettorale di un’intera coalizione.
    Il guaio è che questa gente non ha ideali, ma solo miseri interessi:  sono dei poveretti che carpiscono il consenso a parenti e amici per esercitare l’arte dei “lecca culo” al Sindaco di turno.
    Vadano pure a svolgere la loro ignobile arte, si sostituiscano pure ai pezzi di maggioranza ormai ostili a Ernesto Alfonso, ma non ci vengano a dire che lo fanno per il bene della città. Noi ormai sappiamo che questa è gente ignorante e pidocchiosa, che dovrebbe essere bandita dalla vita politica cittadina. Sappiamo pure che è a causa di questa gente che il paese sta definitivamente morendo.
    Alla fine non possiamo che dare un consiglio ai nostri “responsabili” locali: che facciano attenzione a leccare così intensamente, perché la lingua potrebbe restargli attaccata al lato B di qualcuno.
    Rasputin

           


    giovedì 28 luglio 2011

    POETI NOSTRANI.

    Riceviamo e pubblichiamo questa delicata lirica.

     IL MENESTRELLO.

    Son cicino menestrello
    di re Pino tanto bello.
    Giù dai monti devo andare
    e al mare fortuna trovare.
    Il monarca e mio signore
    è davvero un gran padrone;
    un gran posto mi trovò e nell'ato mi piazzò.
    Qui sto bene vi assicuro;
    percepisco un buon compenso;
    son contento e al mio signore sempre penso.
    Nella mia città diletta il figliolo ci lasciai;
    tanto bello e tanto buono come lui mai troverai;
    Presidente lui divenne per la gioia dei parenti.
    Son cicino menestrello
    di re Pino tanto bello;
    e al posto dell’Alfonso
    il figliol mio sempre penso.
    Santi numi per me pregate e Alfonso dimenticate.
    Ma l’Alfonso ha il prete campanato
    che pure le campane gli ha suonato.
    Ma io vi assicuro che so come fare,
    e prima o poi al mio scopo dovrò arrivare.

    lunedì 18 luglio 2011

    I NUOVI MOSTRI.

    Da qualche tempo la nostra classe politica è irrequieta. Si dice di scontri verbali e diverbi talmente accesi, da indurre i disputanti a passare a vie di fatto. Questo è avvenuto per diverse volte.
    Un clima veramente pesante che ha indotto Ernesto Alfonso il Sindaco a indire un incontro con tutti i consiglieri comunali, al fine di indurli a cambiare atteggiamento, onde evitare di trasformare ogni riunione in un incontro di boxe. 
    L’ultimo increscioso episodio si è verificato in occasione del consiglio comunale aperto, nel quale ha partecipato il direttore generale dell’ASP 3. Pare che il consiglio fosse aperto, ma non tanto. Infatti il presidente del consiglio, sostevenva che l’apertura era limitata solo agli invitati, tutti gli altri dovevano attenersi solo a guardare, ascoltare  e al più considerare.
    Dello stesso avviso non  era un ex consigliere comunale di lungo corso, il quale aveva ripetutamente chiesto di potere prendere parola. Stante il diniego opposto dal presidente del consiglio, gli animi si erano subito riscaldati. 
    Alcuni consiglieri dell’opposizione  facevano notare l’inutilità di tale divieto. 
    Vista la malaparata, il presidente del consiglio, graziosamente, decideva di concedere la parola al richiedente. Il quale sdegnato,  rinviava la concessione al mittente, sostenendo di non avere più nulla da dire.
    La cosa sembrava finita lì, e invece, terminato il consiglio, i contendenti uscivano al “naturale” e nei corridoi si scatenava il putiferio. 
    Venivano tirati in ballo, mogli, sorelle e chi più ne ha più ne metta,  alcuni si facevano tenere, altri rincorrevano con fare minaccioso. Insomma una vera baraonda.
    Difronte a questi episodi non ci resta che arrenderci, ed ammettere mestamente l’infima caratura della nostra classe politica attuale: assomiglia tanto a certi monaci, che dimesso il saio ne combinavano di tutti i colori.
    Il povero Ernesto Alfonso ha dovuto gioco forza convocarli, per invitarli ad abbassare i toni del confronto. Ma il punto è un altro. Gente che non ha basi culturali, che possiede solo la presunzione di volere ricoprire un ruolo, con danno grave per tutti, si esprime come può. Non potendo trovare nella testa il supporto necessario per far valere le proprie ragioni, usa il metodo più semplice mai esistito: spiegarsi ricorrendo a vie di fatto. 
    Alcuni scambiano i locali del municipio per un bivacco, dove si celebra una scalcinata sagra di paese e tutti alla prima occasione trovano il giusto motivo per menar le mani.  Del resto è delle società culturalmente meno progredite risolvere le questioni usando la forza. Scelta obbligata quando la cultura latita,  perché i protagonisti hanno preso pochi libri in mano, forse giusto quelli per raggiungere un titolo di studio.

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    NOTIZIA DEL GIORNO:
    Ci è stato riferito che l’asino sapiente va in estasi quando è colpito da bucoliche visioni. Ernesto Alfonso è avvisato.
                                                                  Il Giaguaro di Tebe.


    venerdì 15 luglio 2011

    SCIROCCO.

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    Quando tutto sembrava procedere per il meglio, si alzò un vento di scirocco; la gente cominciò a sbadigliare; le nubi restarono ferme in cielo, gonfie di pioggia, senza lasciar cadere una goccia d’acqua; ogni cosa era velata da un lustro umidore; nessuno aveva voglia di discorrere; nessuno si prendeva più la briga di leggere il giornale. Era sopraggiunta la noia. Una noia distesa, compatta, tanto pesante che nessuno riusciva a sollevarla. Ci stava sotto come a una imbottita, d’estate. Era la noia di un tempo che volgeva alla fine.
    Ma la fine non arrivava mai. Tutti sudavano sotto quella imbottita, ma nessuno osava alzarne un lembo.
    Così sono passati tre anni, monotoni, sciroccosi, lenti. Finché il caro Ernesto Alfonso, anch’egli colto dalla noia, la ruppe facendo inutili proclami e scialbe apparizioni televisive. Ma ad un tratto, nonostante Ernesto Alfonso e alcuni insignificanti conduttori di provincia e i loro ancor più insignificanti ospiti, le grosse nubi sono rimaste ferme in cielo: non cade una goccia d’acqua; l’aria è afosa,  greve; le mani si velano di sudore; larghi sbadigli accompagnano le nostre giornate; quel che accade non ci interessa più: la noia ci ha colto. Noia compatta, distesa, insistente, contagiosa, come sempre. Qualche uomo politico per aggirare la sua stessa inutilità tenta di trasformare le riunioni in incontri di box, ma anche in quella versione produce solo noia.
    Non corriamo grandi rischi; non ci manca il pane né il companatico; non ci manca neppure la libertà. Ci manca solo la voglia e la capacità di farne uso; perché tutto ci annoia, tutto ci pesa, tutto ci sembra inutile, come se il nostro mondo si fosse fermato. Tutto ciò che accade, accade fuori di noi; noi vi assistiamo soltanto con estrema noia.
    E’ il tributo che paghiamo alla scelta sbagliata di avere eletto Ernesto Alfonso a  Sindaco di Randazzo.
    Così il tempo passa.
    “Cosa è che non va?”
    “tutto”
    “E’ troppo per potervi porre rimedio? Non so, ma a noi non resta che lottare finché si può”.
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    LA NOTIZIA
    Ignoti, nella notte di martedì ultimo scorso, si sono introdotti nell’oratorio salesiano ed hanno rubato lecca lecca e gelati
    Il giornale intitola: i soliti ignoti rubano lecca lecca e gelati.

    Rosso di Sera.


    lunedì 11 luglio 2011

    Tu vuo' fa' l'americano.

    Ci siamo fermati un po’. Lo abbiamo fatto solo per non essere tacciati di cattiveria eccessiva, e anche nella scaramantica speranza che una tregua unilaterale avrebbe potuto portare bene alla martoriata vita politica cittadina.  Ma le speranze si sono fatalmente vanificate. Il deterioramento, o meglio il decadimento, è progressivo e mantiene un andamento in costante crescita. Allora atteniamoci ai pochi insignificanti fatti. Sappiamo  che il nostro signor Sindaco nei mesi scorsi si è recato in visita ufficiale negli stati del nord America: Canada e Stati Uniti. Il viaggio sembra sia stato finanziato da uno degli enti nei quali egli ha incarichi di rilievo, e solo per una parte con fondi del Comune di Randazzo (per intenderci soldi usciti dalle tasche di noi cittadini).
    Abbiamo atteso del tempo per scrivere questo pezzo, perché volevamo capire lo scopo del viaggio, ma  non ci siamo riusciti. Alla fine abbiamo raccolto solo indiscrezioni, che mettono in rilievo la segretezza e la particolare delicatezza della missione.
    Secondo alcuni, il nostro amato signor Sindaco si è spinto fino alle lontane Americhe con lo scopo di fare conoscere la nostra cittadina e prendere contatto con i nostri  immigrati. Questa sembrerebbe la più logica motivazione, ma non siamo riusciti a capire come e dove ciò sia avvenuto.
    Non essendoci dichiarazioni ufficiali, qualche ammiratore del nostro Sindaco, ha ritenuto rivelare che le ragioni vere sono altre. Le indiscrezioni si sono moltiplicate: esse sono tutte possibili e attendibili.
    Qualcuno sempre, ha sostenuto che Ernesto Alfonso si sia recato negli Stati Uniti dietro supplichevole richiesta del presidente americano Barach Obama. Il quale non sapendo come risolvere la crisi libica, ha ritenuto di chiedere consiglio al prode Ernesto Alfonso. Vi sono in giro rumors che il nostro signor Sindaco si sia intrattenuto per oltre un’ora nello studio ovale della Casa Bianca, dispensando consigli e suggerimenti al presidente americano, tanto è vero che alla fine del colloquio quest’ultimo appariva più sereno e disteso. Naturalmente tutto è coperto dalla massima segretezza, poiché la visita è stata autorizzata in primis da Berlusconi in persona e poi dal suo plenipotenziario nella provincia di Catania: senatore Pino Firrarello. Si è difatti raccomandata la massima discrezione, onde evitare di mettere in secondo piano il ruolo del capo del governo italiano.  Ma Berlusconi conosce il valore del nostro signor Sindaco e alla fine non ha potuto  opporsi alla richiesta pressante del presidente americano, anche per evitare una crisi diplomatica con i nostri alleati. Restiamo sbalorditi e basiti difronte a tali indiscrezioni, sapevamo del valore di Ernesto Alfonso, perché in un comizio cittadino fu il Firrarello in persona a dirci che egli è la salvezza di Randazzo.
    Del passaggio in Canada non se ne sa nulla, ma anche lì sembra abbia preso parte ad incontri al vertice, tanto che alla fine qualcuno dei governanti presenti lo ha proposto per un seggio al palazzo delle Nazioni Unite.
    Beati noi che abbiamo trovato sulla nostra strada un tale grand’uomo! Che ci guida e ci governa, verso traguardi sempre più alti. E non dobbiamo fermarci alle beghe di paese, nulla importa se la maggioranza in Consiglio Comunale vacilla. Nulla importa se le condizioni economiche del paese sono disagiate. A grandi traguardi bisogna guardare: e noi abbiamo l’uomo giusto per poterlo fare. Qualcuno dice alle prossime regionali sarà candidato. Noi sdegnosamente diciamo è poco, per un uomo di tale capacità e intelligenza: al posto di Berlusconi lo vogliamo!
    Riteniamo infelice l’uscita del Cavaliere Silvio, che ha designato a suo successore Alfano. Certamente non conosce bene Ernesto Alfonso, altrimenti lo avrebbe scelto quale suo successore, con buona pace del povero Angelino.
    Difronte a un personaggio unico nel suo genere, tutti devono mettersi in riga. A nulla serve il dimenarsi, in consiglio comunale, di alcuni consiglieri forse di maggioranza.  Questi per rendere più esplicite le argomentazioni si sono pure muniti di materiale fotografico. Tutto ciò, solo per polemizzare sulla vergognosa vendita dei posti al cimitero. Cose che noi avevamo scritto tanto tempo fa.
    Si rassegni l’architetto, perché il grand’uomo è come il santo di marmo: e pertanto non suda. Semmai rifletta sul suo triste destino politico, causato dalla sua innocente credulità, circa il rispetto di certi impegni. Si sa, che alcuni li disconoscono anche quando sono scritti, ma questo era noto a molti ormai da tempo.
    Comunque Ernesto Alfonso è il nostro uomo della Provvidenza, qualunque cosa dicano i maldicenti e gli invidiosi. Noi, pur rendendoci conto della sua grandezza  (sic!), siamo istituzionalmente e naturalmente votati a contrastarlo. Non ce ne voglia: tra l’altro, abbiamo una sorta di antipatica ritrosia verso gli uomini della Provvidenza. Forse perché ci ricorda qualcosa di antico, sgradito alle nostre menti e alle nostre coscienze.   
    Quanto poi ai compagni del PD, verrebbe da dire: “talia chi sunu billitti!”. Flirtano con alcuni del movimento di Lombardo: come al solito dicono e non dicono, fanno capire e non fanno capire. In altri termini tirano la pietra e subito nascondono la mano. Tendano, riuscendoci, di circuire con belle parole gli asini sapienti di turno. Ma gli asini pur essendo sapienti, sempre asini sono. Del resto, i capi del PD locale sono figli putativi di baffino di ferro Massimo D’Alema, e siccome buon sangue non mente si può dire: tale padre, tali figli.  
    Noi pensiamo che un centro sinistra serio, che vuole parlare e farsi capire da un’area politica e culturale, che è molto più vasta degli ambiti striminziti dei partiti, non può essere credibile se si presenta alleato con l’MPA di Lombardo.
    Del resto chi lo dice che nel centro-sinistra ci debbano essere per forza alcuni soggetti politici per potersi definire tale?
    A Napoli abbiamo vinto e pure a Milano. Abbiamo vinto non certo facendo le ammucchiate, ma presentando proposte politiche serie e credibili.  
    L’Italia dei Valori ha dimostrato, anche con la vittoria dei referendum, di avere ormai un consolidato consenso su tutto il territorio nazionale. Ha dimostrato di avere uomini come De Magistris che hanno la forza e la capacità di vincere contro tutto e contro tutti. Noi siamo presenti a Randazzo da anni, alle ultime provinciali il nostro coordinatore Piero Proietto ha ottenuto un lusinghiero successo. Oggi siamo più forti di allora e possiamo, insieme ad altri partiti, gruppi o raggruppamenti, che si riconoscono in quell’area politico-culturale del centro sinistra, creare un progetto, che dia una speranza di futuro alla nostra città.  
    Rasputin


                                                                                                    

    sabato 19 marzo 2011

    NO PON.


    Sul quotidiano “La Sicilia” del 9 marzo 2011, alla pagina 33, un articolo a firma di Giovanna Quasimodo, rende noto che il mega progetto dei comuni di Bronte, Randazzo, Maletto e Maniace, presentato nell’ambito del Pon Sicurezza è stato bocciato.
    I nostri amici lettori più affezionati, sanno che sin dalle prime battute di questa vicenda, muovemmo delle critiche: suscitate dalla prodigiosa (Sic!) idea del signor Sindaco di voler utilizzare il finanziamento per la ristrutturazione del palazzo “Ex-Gil” di proprietà della casa di riposo.
    Pur non essendo scienziati come il nostro caro Ernesto Alfonso, facemmo notare che si trattava di un intervento su un bene appartenente ad un ente diverso dal Comune di Randazzo, e che ciò avrebbe potuto pregiudicare l’approvazione dell’intero progetto. Tanto è vero che la questione finì in parlamento, e noi riportammo integralmente la seguente interpellanza parlamentare:
    "Seduta n. 164 del 22/4/2009
    INTERNO
    Interpellanza:
    I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere  premesso che:
    il Comune di Randazzo (Catania) è soggetto proponente del progetto denominato «Crescere nella Legalità» beneficiario di finanziamento a valere sul PON FESR «Sicurezza per lo Sviluppo» obiettivo convergenza 2007-2013, Asse 2 misura 2.8 «diffusione della Legalità»;
    nell'ambito del progetto «Crescere nella Legalità» il comune di Randazzo ha sottoscritto una convenzione per la concessione di locali con l'IPAB Vagliasindi di Randazzo;
    con la convenzione stipulata con l'IPAB Vagliasindi il comune di Randazzo si impegna a ristrutturare i locali di proprietà dell'IPAB ponendo a proprio carico tutte le spese per la realizzazione delle opere di ristrutturazione, ivi compresi studi, progettazioni, gare d'appalto, direzione dei lavori e quant'altro necessario; la convenzione tra l'IPAB Vagliasindi ed il comune di Randazzo appare particolarmente onerosa per quest'ultimo e generica non essendo quantificato l'ammontare del costo delle opere di ristrutturazione necessarie:se siano a conoscenza dei fatti esposti e se, nell'ambito del PON FESR «Sicurezza per lo Sviluppo», siano ritenute ammissibili le spese sostenute per la realizzazione di opere di ristrutturazione di beni immobili che non siano di proprietà dei soggetti maggiormente coinvolti nel progetto, in caso contrario se non intendano giudicare inammissibili le spese sostenute dal comune di Randazzo, nell'ambito del progetto «Crescere nella Legalità», per la convenzione da questo stipulata con l'IPAB Vagliasindi per la concessione dei locali di proprietà di quest'ultima.
    (2-00364)
    «Berretta, Causi, Burtone, Minniti, Laratta, Capodicasa, Bernardini, Samperi»."
    Alla luce della notizia della bocciatura del progetto, riportata dalla stampa locale, c’è da ritenere, che la ragione per cui il progetto è stato bocciato è da ricercare proprio alla trovata geniale del nostro signor Sindaco.
    Certo ancora non si conoscono esattamente le motivazioni, ma tutto quanto da noi riportato in due articoli del 2009 e l’interpellanza di cui sopra, creano più di un indizio per reputare che la parte inapprovabile del progetto è proprio quella ideata dal nostro Sindaco.
    Aggiungere altro forse sarebbe superfluo. I fatti parlano da soli. Del resto noi abbiamo sempre sostenuto l’inadeguatezza del dott. Ernesto Del Campo a svolgere le funzioni di Sindaco della nostra città, e lo continueremo a sostenere fino alla fine del suo mandato. Anche se forse non ce n’è bisogno, visto che anche alcuni dei suoi più convinti sostenitori si stanno persuadendo, che egli non è proprio all’altezza della situazione. Quanto a noi, riteniamo che non serve avere le capacità di  Calcante Testoride, per pronosticare i disastri causati da Ernesto Alfonso, perché allo stato attuale, prevederli e la cosa più semplice e naturale che si possa fare.
                                                                                                                         Rasputin.

    venerdì 11 marzo 2011

    Arristau comu a zita e Troina



    Questa di un consigliere è la storia vera, che aspirava a diventare assessore a primavera. Le fallaci promesse di Ernesto Alfonso il Sindaco subiva, e mai concretamente riusciva.
    Grandi erano i dolori del povero consigliere, che mestamente li confidava ai suoi colleghi, i quali mossi da compassione tendarono la fronda contro Ernesto Alfonso per obbligarlo a mantenere i patti.
    Ma di promesse da marinaio questa storia era caratterizzata dall’inizio. Sì signori, sin da quel fatidico giorno, prima della campagna elettorale, quando il candidato Sindaco Ernesto Alfonso, recatosi presso lo studio del consigliere oggi addolorato, alla presenza di testimoni, promise l’assessorato.
    Il buon uomo, così gratificato, ringraziò il cielo e l’uomo della provvidenza Ernesto Alfonso, che prontamente lo avrebbe designato assessore. Ma ahimè i giorni  passavano, la campagna elettorale incalzava: e della promessa designazione più non si parlava.
    Venne una sera che i nostri eroi si trovarono in riunione. In quella sede il consigliere oggi addolorato, ritenne opportuno far valere la promessa a suo tempo fatta da Ernesto Alfonso, tanto più che erano presenti i testimoni, e si approssimava il tempo di designare i componenti della Giunta Municipale.
    Il buon consigliere si fece coraggio e ricordò ad Ernesto Alfonso la promessa: non lo avesse mai fatto!
    Questi, Ernesto Alfonso, montò su tutte le furie, affermò che mai e poi mai si sarebbe sognato di prendere un tale impegno e qualora  avesse parlato di assessorato, gli astanti avevano certamente frainteso. Vani furono i tentativi, del buon consigliere, di chiamare in causa i testimoni. I quali con grande imbarazzo, ad ogni riferimento loro fatto, mutavano in volto di colore, pur senza parola proferire.
    Tornava ad insistere il raggirato, e difronte a tanta insistenza Ernesto Alfonso con un gesto che ricorda la migliore sceneggiata napoletana, lasciò la riunione, ritenendosi offeso perché si era messa in dubbio la sua parola.
    Giorni dopo fu cercato dagli amici dello stesso consigliere, oggi addolorato, pregandolo di tornare sui suoi passi, di ripensarci perché forse era vero che non si erano bene intesi, e che bisognava portare avanti il progetto politico per il bene della città. Ernesto Alfonso vistòsi pregato cedette, perdonò l’offesa subita, e imbarcò tutti nella sua coalizione, ivi compreso il sedotto  e abbandonato.
    Svoltesi  le elezioni, il consigliere oggi addolorato, avendo avuto un lusinghiero risultato, tornò a far presente la sua aspirazione. L’Ernesto Alfonso, eletto Sindaco,  disse che aveva bisogno, quale assessore, del primo dei non eletti della sua lista, perché uomo di grande competenza. Ma che allo scadere dei due anni e mezzo, il Tremonti Etneo sarebbe tornato a fare il consigliere, ed egli sarebbe stato certamente nominato membro della Giunta Municipale.
    Il consigliere oggi addolorato, ritenendo questa volta di avere capito bene le parole del Sindaco, pensò di attendere; e  allo scadere del termine si presentò per rinnovare la sua richiesta. Ernesto Alfonso, paternamente gli disse, che bisognava aspettasse ancora, perché non era in vena di pensare a queste cose, avendo il  bilancio da far quadrare.
    Passano i giorni, passano i mesi e forse passeranno anche questi ultimi due anni e  il consigliere si rigira muto nel suo mesto dolore; consolato solo dalle affettuose parole di Ernesto Alfonso, che ad ogni piè sospinto ribatte: ciò che è detto è detto, e pertanto la cosa si farà, basta solo aspettare. E intanto il popolo osserva e dice: ma tu guarda, turlupinato per la seconda volta, “Arristau comu a zita e Troina”. La quale era sempre pronta per convolare a giuste nozze, ma per malintesi vari, i fidanzati non si presentavano mai nel giorno fatidico: ed ella con l’abito bianco, pronta per il matrimonio, restava sempre in perenne e dolorosa attesa.                                                                                                                                              Rosso di Sera.