martedì 21 dicembre 2010

AUGURI DI BUON NATALE.


Nel porgere l’augurio natalizio, riteniamo doveroso ringraziare tutti quelli che, in questo primo anno di vita del nostro blog, hanno dedicato la loro attenzione alle cose da noi scritte.
Un sentito ringraziamento, quindi, perché riteniamo che, grazie a voi che ci seguite, l’esperimento sia andato a buon fine. Il numero dei contatti, leggibili in alto sul contatore,  c’incoraggia e ci stimola a continuare, se non  altro perché abbiamo compreso che dei concittadini apprezzano il nostro impegno ed il nostro lavoro.
Vorremmo in questo momento evitare le polemiche per non intristire un periodo dell’anno che deve essere di per sé gioioso. Ma ci sembra doveroso fare notare come la nostra classe dirigente ha ritenuto, in questa festività natalizia,  lasciare le strade della nostra città nella loro usuale tristezza, senza che un minimo accenno di festa risulti fare capolino.
Percorrendo le strade che attraversano gli altri paesi, si notano i tradizionali addobbi natalizi: luci, presepi a grandezza naturale, grotte che riproducono il luogo della natività (Linguaglossa), alberi addobbati e via dicendo. Ovunque vi è un clima di festa che rallegra l’animo degli abitanti e dei forestieri che colà si recano.
Nella nostra cara cittadina nulla, neanche una piccola luce che dia il segnale dell’arrivo del natale, solo qualche vetrina illuminata per opera dei commercianti locali. Vuoi vedere che Ernesto Alfonso ha inserito nelle liste di proscrizione anche Babbo Natale?
Così per punire Babbo Natale, il nostro signor Sindaco ha omesso ogni segnale di festa. Sarà stato, che a Babbo Natale, il nostro primo cittadino, aveva chiesto in dono la caduta del governo Lombardo.  Il dono chiesto non è arrivato, anzi l’avversario politico, il nemico numero uno dei firrarelliani,  è più a cavallo di prima. Provi Ernesto Alfonso con la Befana, non si sa mai, magari potrebbe essere esaudito, ma potrebbe pure ricevere un gran sacco di carbone.
Sì proprio un sacco di carbone, perché è quello che i nostri amministratori si meritano,essendo perennemente svogliati, poco attenti e birichini.
Comunque potrebbe darsi che Babbo Natale non abbia alcuna colpa, perché ci chiediamo come avrà potuto fare Ernesto Alfonso ad inviargli la letterina, considerato che l’ufficio postale è chiuso da quasi un mese.      
Il guaio maggiore è che, se perdura questa situazione, neanche alla befana potrà mandare la missiva per chiedere il tanto sospirato dono. Sembra, infatti, che di riaprire l’ufficio postale proprio non se ne parli. 
Malgrado ciò, auguri di buon natale a tutti, amministratori compresi.
Italia dei valori Randazzo
Rasputin
Rosso di Sera
Il Giaguaro di Tebe.

sabato 18 dicembre 2010

NUOVI ASCARI.

In fondo noi randazzesi  lo abbiamo sempre saputo: “Un'ora segnata dal destino”  ha sempre battuto nel cielo della nostra Randazzo! Peccato che abbiamo sempre guardato l'orologio sbagliato.
Puntualmente è arrivato l’ordine di mobilitazione, gli ascari locali del PDL si preparano. Metteranno le loro mostrine e si faranno vedere in prima fila, per poter poi sedere al tavolo della spartizione a guerra vinta.                              
Loro, quelli del PDL, una progenie di uomini riciclati come nuovi, che avrebbe dovuto cambiare il destino delle nostre esistenze. I salvatori della patria, quelli che avrebbero certamente risollevato le sorti della nostra città, i nuovi geni della politica, i vecchi lacchè sempre buoni per tutte le stagioni. A questa gente, sbagliando, abbiamo affidato per cinque anni le sorti della città. Questi uomini politici ritenuti in grado di fare grandi cose, hanno fallito miseramente. Oggi li vediamo affogare nella loro stessa incapacità, ignoranza, ingordigia, presunzione e insolenza. Questi uomini che invece di pensare al bene comune,  riescono appena, in maniera pusillanime, a guardare solo al loro tornacontismo politico.
Ed allora eccoli pronti a rispondere alla chiamata alle armi, da amministratori a guerriglieri di Firrarello, pronti a cimentarsi nella battaglia contro il presidente Lombardo.  Da nuovi geni della politica a nuovi “ascari”, pronti ad occupare le prime file dell’esercito con le mostrine luccicanti sulle spalline.
Una guerra cruenta, senza esclusione di colpi, che alla fine non farà prigionieri, ma gli esiti della guerra sono incerti, chi tra i due contendenti alla fine vincerà non c’è dato sapere. 
La nostra classe dirigente (sic!) combatte nel campo firrarelliano: senza risparmiarsi  risponde ad ogni chiamata del capo e signore. Guelfi e ghibellini (lombardiani e firrarelliani), armeggiano ormai da qualche tempo e le conseguenze ricadono solo su noi cittadini, e non è vero che la guerra resti fuori dall’ambito istituzionale. Noi randazzesi  abbiamo, in questi anni costatato, come questa guerriglia ci abbia danneggiato. Il nostro signor Sindaco non è bene accetto nelle stanze del governo regionale, perché schierato con la parte avversa al presidente Lombardo. E ciò è dimostrato dall’incontestabile evenienza che mai come in questi anni il governo regionale è stato così distante dalla nostra città.
Ma noi che apparteniamo ad altra stirpe politica, certamente idealisti, ma profondamente onesti intellettualmente, mai ci saremmo sognati di promettere in campagna elettorale ogni ben di Dio.
Per questo noi non sappiamo, se è vero ciò che dice Firrarello o  ciò che di converso sostiene il direttore generale dell’ASP di Catania; noi non sappiamo se è vero o no che l’ospedale di Bronte chiude, o se tutto ciò fa parte dei piani di battaglia dell’una o dell’altra parte.   
Di certo sappiamo che la retorica vuota, inutile, mistificatrice di Ernesto Alfonso ha irretito a suo tempo una parte maggioritaria della città. Forse a volte, noi randazzesi, ci  illudiamo  di essere l’ombelico del mondo. Ed è per tale ragione che ogni tanto ci piace credere a incantatori di serpenti che ci parlano di ore, di destini e di fulgide conquiste. Peccato che come al solito sbagliamo orologio.
                                                                Il Giaguaro di Tebe

giovedì 16 dicembre 2010

IL GIRONE IMMAGINATO.

Chi sono costoro, tenuti in sì misera condizione, chiese il trapassato alla sua guida. Costoro, disse la guida, sono i cattivi amministratori, gli approfittatori sociali, quelli che invece di ricercare la giustizia e l’eguaglianza tra gli uomini hanno solo perseguito il loro interesse personale.
La loro condizione era spaventosa. I poveretti in posizione supina erano infilzati da tergo, con lunghi forconi da parte d’altri trapassati.
Essi, continuò la guida, sono condannati per l’eternità a subire quest’atroce destino. E quegli uomini che senza pietà li infilzano chi sono, chiese il trapassato. Rispose la guida: sono i loro amministrati, quelli che hanno subito le angherie, le prepotenze, le insolenze; quelli che inutilmente hanno chiesto giustizia e in cambio hanno ricevuto bistrattazione e indifferenza.
La storia potrebbe continuare, ma é meglio fermarci qui. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, ma questa  è la fine che nell’aldilà potrebbero fare i cattivi amministratori.
Potrebbe, infatti, esserci un girone dell’inferno tutto per loro, dove i cittadini, maltrattati da vivi, così si rivalgono sui loro amministratori. Chissà perché il sommo poeta, pur avendo collocato in malo posto, i cattivi politici suoi contemporanei, non abbia mai pensato per loro ad una punizione del genere. 
Tutto questo per dire, che quando il potere diventa arrogante e sordo alle richieste dei più deboli, non vi è altra via che sperare in una punizione eterna.
Sì, perché a volte il sistema democratico non ha in se gli anticorpi giusti per cacciare via ciò che lo infetta, e vani risultano gli sforzi di uomini di buona volontà che abbracciano gli ideali dell’uguaglianza e della giustizia sociale. Qualcuno dirà che è un ragionamento da gente di sinistra, ma tali siamo, e a prescindere dalle etichette, non possiamo andare contro la nostra stessa natura.  
Per tornare al nostro piccolo villaggio, dove in molti si credono Tartarino da Tarascona, vogliamo, in questo fine d’anno, fare un plauso a due consiglieri della minoranza. Il consigliere Anzalone per il quale abbiamo sempre espresso stima e simpatia, e il consigliere Pillera per il quale oggi più che mai esprimiamo stima, rispetto e solidarietà.
A nostro giudizio, il consigliere Pillera è, al momento, uno dei rari barlumi di luce che s’intravede nel buio profondo di una vicenda politica tra le più nefaste degli ultimi anni. Un ragazzo che con grande educazione e compostezza dice le cose giuste, esponendole con serietà e cognizione di causa: essendo egli sempre documentato. Verità scomode, che nessun altro consigliere conosce o che ha il coraggio di dire. Fatti che gli altri, i “Facci Mucciati”, apprendono con fastidio, bollandoli come inutili e insignificanti: ma non perché sono tali, bensì, perché disturbano il gran manovratore Ernesto Alfonso.
Non si preoccupi l’amico Pillera se a causa di questo suo giusto atteggiamento è inviso al potere, gli basti sapere che egli è persona retta, bene educata e che ha la giusta e corretta percezione della sua dignità di uomo libero. Dignità civile e umana, che egli pone come valore massimo e lotta per preservarla.
Non si preoccupi delle liste di proscrizione di Ernesto Alfonso, nelle quali ci siamo anche noi: esse sono inefficaci perché il confino è stato abolito con l’instaurazione del regime democratico. Di conseguenza noi dobbiamo ritenerci fortunati, mentre i nuovi persecutori sfortunati, perché non possiedono strumenti coercitivi per chiudere la bocca a chi dissente.
Dissentire è arte nobile e difficile, che non ha mai portato benefici, ma solo guai a chi la pratica. Però è solo attraverso il coraggio di dissentire che gli uomini liberi hanno cambiato, in bene, le sorti dell’umanità.  Ad Maiora Semper.
 (Chi vede un gigante esamini prima la posizione del sole e faccia attenzione a che non sia l'ombra d'un pigmeo. Novalis).
                                                                        Rosso di Sera


 

martedì 7 dicembre 2010

FENOMENI DA BARACCONE.


Si sa che facendo ripetutamente apparizioni televisive l’Ernesto Alfonso abbia assunto la convinzione di essere un politico come quelli che vediamo nei canali nazionali. E da allora non perde occasione per apparire: solo apparire perché i contenuti sono poco credibili. Nell’ultima presenza televisiva ha sciorinato un’elencazione di cose dalla sua amministrazione realizzate, o da realizzare per suo interessamento. Ha menzionato il rifacimento della scalinata dei cappuccini, nella quale c’entra come i cavoli a merenda, essendo opera fatta finanziare dal consigliere provinciale Parrinello. Il quale ha pubblicizzato in lungo e largo il suo interessamento: quindi, quest’opera non è farina del sacco del signor Sindaco.
Ernesto Alfonso ha pure menzionato la via dell’Agonia e il rifacimento di via Duca degli Abruzzi, ma bisogna dire che sono opere, il cui finanziamento risale all’amministrazione Agati. Forse l’unica potenziale realizzazione che gli si potrà attribuire, quando e se sarà realizzata, è la ristrutturazione del cinema moderno. In quest’ultimo caso vedremo se anche lì il signor Sindaco non ha inteso, anche in quest’occasione, gettare fumo negli occhi di noi, suoi concittadini.
E poi è tornato pateticamente sulla questione degli avvisi di accertamento per la TARSU, ripetendo fino alla nausea che sono per la maggior parte di piccolo importo, che sì c’è qualche errore formale, ma è poca cosa. Sarebbe meglio che tralasciasse, trattandosi di provvedimenti, a nostro avviso, viziati da palesi errori di diritto e quindi illegittimi. Deve sapere il nostro primo cittadino che in materia tributaria la forma è anche sostanza e la mancanza di motivazione è motivo di annullamento di qualsiasi provvedimento. Per non parlare della confusione creata mischiando la norma del 2005 con quella del 2007. Sia pertanto gentile e non torni su una questione gestita malissimo all’insegna dell’improvvisazione, essendosi affidato ad una società, a nostro avviso, non all’altezza del compito.
E poi, quella solita disgressione contro il governo regionale retto dal “nemico” Raffaele Lombardo, condita, questa volta, da una critica ai deputati regionali, perché pagati tanto: è una cosa veramente stucchevole! Sembra di vedere la volpe esopiana che non potendo giungere a cogliere l’uva sostiene che è acerba. Sì, perché può darsi che Ernesto Alfonso venga candidato alle prossime elezioni regionali, ma con scarse possibilità di essere eletto. Il senatore ha già tanti impegni, ma pretende che tutti quelli che in questi anni hanno avuto incarichi e prebente, si cimentino in prima persona nella lotta senza quartiere contro Lombardo. Però da qui ad essere eletto ce ne vuole. E poi ci sembra che il suo gradimento nella nostra città sia piuttosto basso.
Per le considerazioni di cui sopra riteniamo che Ernesto Alfonso sia il Sindaco non solo meno capace, ma anche il più noioso che abbiamo mai visto.
Quanto ai compagni e non del Pd, ricordiamo che la strada con l’MPA è difficile da percorrere, meglio sarebbe concentrarsi su una vera alternativa di centro sinistra. Rimettendo insieme i pezzi di ciò che è stato, perché ancora utile e capace di produrre una proposta politica seria e credibile.
Un’ultima cosa vorrei stigmatizzare: l’episodio di cattivo gusto avvenuto nell’ultimo consiglio comunale. I consiglieri di maggioranza hanno fatto mancare il numero legale, tutti assenti, e i consiglieri dell’opposizione giustamente se la sono presa. Questi, compiendo finalmente un plateale ma efficace gesto, hanno tirato fuori uno striscione con scritto a lettere cubitali di colore rosso VERGOGNA. Ed è una vera vergogna che non si sono potuti fare gli storni di bilancio perché la maggioranza ha deciso, così semplicemente, di non farli, utilizzando il sistema più codardo che esista: la mancanza del numero legale.
Vedremo cosa dirà Ernesto Alfonso nella prossima apparizione televisiva, forse ci sarà materiale per quei programmi di sfottò che vanno tanto per la maggiore.
                                                                                         Rasputin

sabato 20 novembre 2010

Aspettando la notte dei lunghi coltelli.



Com’è, ormai, per consolidata consuetudine, al manifesto delle opposizioni, ha fatto seguito quello di risposta del signor Sindaco.
Il tenore letterale sa tanto di piagnisteo. L’autore, che non è certo il firmatario, in quanto questo è temporaneamente all’estero, ha cercato pateticamente di giustificare il disastroso operato dell’amministrazione comunale.
Ha tirato in ballo un debito fuori bilancio, i minori trasferimenti dal governo regionale; e, dulcis in fundo, la precaria situazione dei lavoratori cosiddetti “ex-articolisti”.
Ha cercato maldestramente di fare apparire Ernesto Alfonso come San Sebastiano martire, legato ad un albero, con il corpo trafitto dalle frecce dei malvagi.
Dovrebbe invece il signor Sindaco, o chi per lui, imparare la buona creanza istituzionale. Quando si vuole polemizzare con gli avversari politici, lo si deve fare a proprie spese e senza utilizzare il logo del Comune.
Occorre non confondere le comunicazioni che l’Ente è tenuto a fare alla città, dalla polemica politica ove il signor sindaco è chiamato a rispondere non in veste istituzionale, ma quale massima espressione del suo partito (PDL) e, in quanto tale, rappresentante della maggioranza che lo sostiene.
Abbia quindi la compiacenza, per le prossime volte, di rispondere utilizzando il simbolo del suo riverito (sic!) partito, cosi come giustamente viene fatto dagli altri soggetti politici.
Oggi i nodi stanno venendo al pettine e il signor Sindaco si sente perduto. Il tempo non gioca a suo favore, anzi ne mette impietosamente a nudo tutte le mancanze, le mistificazioni, i limiti e le incapacità. E più passano i giorni, più Ernesto Alfonso sente sfuggirgli di mano il radioso avvenire politico che per sé aveva prefigurato. Ma il meglio deve ancora venire. Sembra che nella finanziaria regionale, approvata dalla Giunta, sia previsto un drastico ridimensionamento del numero degli assessori. I nostri da sette passerebbero a quattro.
Ecco allora il dilemma shakespeariano: chi fare fuori?
Una sorta di roulette russa che coinvolgerà tre malcapitati amministratori, i quali esautorati, dovranno tornare nell’anonimato da cui provengono.
Come si comporterà Ernesto Alfonso? Non certo potrà mettere fuori i nuovi arrivati. Sarebbe una vera indecenza, gente che ha lasciato il posto sicuro di consigliere comunale, non può sic et simpliciter essere messa alla porta. Pensiamo che toccherà a quelli della prima ora. I quali avendo goduto per due anni e mezzo, è giusto che si facciano da parte.
Un altro cambiamento in vista riguarda l’assessore alle finanze, a seguito di un normale avvicendamento previsto nei confusi accordi politici a suo tempo sottoscritti.
Ricapitolando tre devono andare via ed uno subentrerà al citato assessore che tornerà a fare il consigliere comunale, verosimilmente non proprio di maggioranza.
Quanti problemi per il povero Ernesto Alfonso, sarebbe giusto che i partiti d’opposizione lo lasciassero tranquillo, a meditare le soluzioni.
E invece, noi cattivi ed imperterriti lo importuniamo con il nostro fastidioso dire o scrivere. Il buonuomo non dorme la notte per cercare il bene comune e pertanto va lasciato in pace. Questo sembra scorgersi tra le righe del manifesto, che qualche zelante adepto ha in sua vece, nome e conto, redatto e fatto stampare.
Il manifesto finisce, dicendo: che quando tornerà il Sindaco replicherà punto per punto. Come se i componenti dei partiti d’opposizione fossero degli scolaretti, che approfittando della momentanea assenza del maestro si siano comportati male. Ecco allora il monito del primo della classe, il preferito dal maestro, che arriva puntuale ad intimare una resa dei conti: essa avverrà quando il gatto sarà tornato e i topi birichini saranno
messi in castigo.
                                                                                Rasputin

giovedì 18 novembre 2010

L’ERNESTO ALFONSO (QUASI) DISSESTATO.



Qualche giorno di meritato riposo è dovuto: così il nostro signor Sindaco è volato a Bruxelles. E mentre i cittadini sono alle prese con gli accertamenti della TARSU, egli se la spassa all’estero.
In missione forse ufficiale, si dice. Si dice pure che non è solo, essendo accompagnato da alcuni amministratori e forse da qualche consigliere comunale.
Sembra che faccia parte della comitiva anche l’assessore disastro, il quale dopo averci dato, per televisione, lezioni di diritto tributario, ha ritenuto di fare sfoggio di tale sua meravigliosa scienza anche all’estero.
Il tour ufficiale della nostra delegazione prevede una tappa nella capitale belga e un’altra in Svizzera: forse per fare un carico di gustosa cioccolata, da distribuire alla cittadinanza al fine di alleviare le tante amarezze causate in questi ultimi anni di malgoverno della città.
Così mentre belgi e svizzeri attendono a braccia aperte la nostra gloriosa delegazione, noi randazzesi non abbiamo ancora compreso se il dissesto delle finanze comunali c’è, oppure no! Sì perché gli articoli apparsi sulla stampa locale riportano un giorno dichiarazioni di Ernestro Alfonso apocalittiche e, al contrario qualche tempo dopo, bonarie rassicurazioni.
Forse, ai nostri bravi amministratori, non interessa nulla del pasticcio perpetrato a danno dei cittadini con l’invio di una quantità mostruosa d’avvisi d’accertamento: la maggior parte con somme da capogiro. Bisogna ringraziare Iddio che noi randazzesi siamo di tempra buona, perché diversamente qualcuno sarebbe potuto restarci secco.
E’ necessario però ammettere che i nostri amministratori sono bravi a minimizzare, li abbiamo visti e sentiti in televisione dire: che tutto sommato si tratta di cifre irrisorie, che è meglio pagare e così via dicendo. Qualche amministratore non avendo argomentazioni convincenti si è rifugiato nel più patetico e stupido luogo comune “pagare tutti per pagare meno”. Sostenendo, nel seguito del suo pseudo ragionamento, che se non si fosse compiuta un azione di recupero così disordinata e imprecisa, sparando nel mucchio, la tarsu sarebbe stata aumentata a dismisura. Ci sia consentito nutrire parecchie perplessità. A nostro avviso si sarebbe potuto fare un lavoro più preciso accertando le superfici reali e convocando uno per uno i cittadini per chiedere spiegazioni sulla differenza di superficie rilevata. Avrebbero magari perduto il 2005, ma così facendo, avrebbero sicuramente agito in maniera rispettosa e intelligente nei confronti dei cittadini. Questi, essendo persone per bene, avrebbero preso coscienza di eventuali discrepanze e nella stragrande maggioranza dei casi regolarizzato la loro posizione.
Così non è stato, forzando leggi e regolamenti, hanno inviato a circa 2500 cittadini avvisi d’accertamento a tutto spiano, salvo poi andare in televisione per convincerci della bontà della loro azione. Pietoso!
E la minoranza? In questa vicenda si è completamente smarrita. Qualche asino sapiente ha persino dichiarato, in consiglio comunale, che avrebbe invitato i cittadini a presentare solo istanze di autotutela. Ciò equivale a sostenere che si deve curare la broncopolmonite con i pannicelli caldi della nonna. Sappia il prode condottiero che l’unico giudice naturale precostituito per legge è la Commissione Tributaria Provinciale e che a nulla o poco serve l’istanza di autotutela.
In conclusione, considerato che tutto il fior fiore della classe (per nulla) dirigente si trova in questo momento all’estero, possiamo solo sperare che succeda un evento eccezionale, dal quale derivi la chiusura delle frontiere nazionali, in modo che i nostri amministratori restino al di là dei confini. Faranno certo, con la loro scienza e le loro riconosciute capacità, la fortuna di qualche altro comune. Ma noi randazzesi, che non siamo gente egoista glieli lasciamo volentieri, perché abbiamo già goduto abbastanza della loro opera.
                                                                                                      Rosso di sera.

martedì 19 ottobre 2010

Alcuni appunti per mettere ordine in una materia complessa come la tarsu.



1°) Norma applicabile.
Legge 311/2004, articolo 1 comma 340.
Testo: Al comma 3 dell’articolo 70 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, sono aggiunti i seguenti periodi: «A decorrere dal 1º gennaio 2005, per le unità immobiliari di proprietà privata a destinazione ordinaria censite nel catasto edilizio urbano, la superficie di riferimento non può in ogni caso essere inferiore all’80 per cento della superficie catastale determinata secondo i criteri stabiliti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138; per gli immobili già denunciati, i comuni modificano d’ufficio, dandone comunicazione agli interessati, le superfici che risultano inferiori alla predetta percentuale a seguito di incrocio dei dati comunali, comprensivi della toponomastica, con quelli dell’Agenzia del territorio, secondo modalità di interscambio stabilite con provvedimento del direttore della predetta Agenzia, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Nel caso in cui manchino, negli atti catastali, gli elementi necessari per effettuare la determinazione della superficie catastale, i soggetti privati intestatari catastali, provvedono, a richiesta del comune, a presentare all’ufficio provinciale dell’Agenzia del territorio la planimetria catastale del relativo immobile, secondo le modalità stabilite dal regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 19 aprile 1994, n. 701, per l’eventuale conseguente modifica, presso il comune, della consistenza di riferimento».

Commento:
La norma sopra accennata consente ai comuni di commisurare la tassa all’80 per cento della superficie catastale degli immobili a "destinazione ordinaria" (ossia, quelli attualmente classificati in categorie catastali «A», abitazioni e studi; «B», alloggi collettivi; «C», locali commerciali).Questo criterio di commisurazione si applica d’imperio, dal 1º gennaio 2005 – in "prima battuta", e senza la verifica della superficie tassabile – ogni volta che la superficie dichiarata dal contribuente è inferiore all’80 per cento di quella che si legge sul certificato catastale. Il comune deve iscrivere a ruolo la maggior superficie, semplicemente sostituendola a quella inferiore dichiarata dal contribuente. Ma senza dover fare prima un accertamento, e senza che la sostituzione equivalga a un accertamento. Quindi, anche senza possibilità d’infliggere sanzioni per infedele dichiarazione (articolo 70 del Dlgs 15 novembre 1993, n. 507, come modificato dall’articolo 1, comma 340, della legge 30 dicembre 2004, n. 311). La disposizione di cui parliamo – contrariamente a quanto ha fatto il comune di Randazzo – esaurisce la sua funzione nella compilazione dei ruoli "in base a dichiarazione". In particolare, non è più applicabile in occasione di un accertamento. Facciamo notare che essa è collocata nell’articolo 70 del Dlgs 507, che disciplina le denunce. È significativo che non sia richiamata né dall’articolo 65, che individua la superficie soggetta a Tarsu, né dall’articolo 73, che regola i poteri dei comuni per l’accertamento della superficie. Facciamo notare anche che tutto l’apparato normativo dell’articolo 73, che scandisce i poteri dei comuni nel contrasto all’evasione, sarebbe inutile se poi tutto si riducesse a calcolare l’80 per cento della superficie catastale convenzionale. È forse bene ripetere che la norma in vigore dal 2005 intende ridimensionare gli effetti delle dichiarazioni infedeli dei contribuenti, ma in attesa di un sempre possibile e lecito accertamento. Quest’obbiettivo lo raggiunge sostituendo – in sede di iscrizione a ruolo in base alle denunce – i quattro quinti della superficie catastale a quella inferiore dichiarata. Lo scostamento (l’80 per cento) fra superficie iscrivibile a ruolo prima dell’accertamento e superficie catastale è ispirato a criteri prudenziali, volti ad impedire, prima di un accertamento vero e proprio, che sia tassata una superficie maggiore di quella imponibile, secondo le regole proprie del Dlgs 507. Questo scostamento si giustifica con i diversi criteri dettati dal decreto stesso e dalla legge catastale.La superficie soggetta a tassa – ci riferiamo, per semplicità, alle abitazioni – è costituita dall’intera superficie coperta calpestabile, compresi i vani accessori non contigui all’abitazione (cantine, garage e simili), ed esclude le aree scoperte pertinenziali, come balconi e terrazze, che non sono tassabili (articolo 62, comma 1, del decreto).Quella catastale è una superficie "convenzionale", diretta non già ad accertare la superficie per la tassa sui rifiuti; ma a calcolare il valore, e quindi il reddito ordinario medio di un fabbricato. Così si spiega che concorrono a formare la superficie convenzionale l’intera superficie dei vani utili, una percentuale (25 o 50 per cento, secondo i casi) della superficie dei vani accessori, e un’ulteriore percentuale (variabile fra il 5 e il 30 per cento, secondo i casi) delle aree scoperte (allegato C al Dpr 23 marzo 1998, n. 138, che tiene approssimativamente conto dei valori di mercato degli accessori e delle pertinenze scoperte, rispetto al valore del bene "principale").La normale divergenza fra le due superfici è stata valorizzata dal legislatore diminuendo prudenzialmente la superficie catastale all’80 per cento.


2° ) Norma applicabile in caso di riscossione mediante ruolo.
Articolo 1, comma 163 legge 27 dicembre 2006 n. 296 (Finaziaria 2007).

Testo: Nel caso di riscossione coattiva dei tributi locali il relativo titolo esecutivo (ndr cartella esattoriale o ingiunzione di pagamento) deve essere notificato al contribuente, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l’accertamento è divenuto definitivo.

Commento:
A nostro avviso la tassa relativa agli anni per i quali non c’è obbligo di reiterare la denuncia va iscritta a ruolo entro la fine dell’anno successivo a quello per il quale è dovuta. Comunque, l’imposizione sarebbe parzialmente legittima se si ritenesse applicabile il termine triennale della Finanziaria 2007. Si salverebbe, infatti, solo la tassa per il 2007, 2008 e 2009.







sabato 16 ottobre 2010

Currit rota, urceus exit.



Adesso il pasticcio è pronto e servito. Una quantità esagerata di schifosa cartaccia è stata consegnata all'ufficio postale, per essere recapitata ai cittadini presunti evasori della TARSU. Ebbene sì,  Ernesto Alfonso il Sindaco, se pur tra mille dubbi e tentennamenti, ha deciso di andare avanti. Praticando una specie di karakiri politico, altamente autolesionistico. Se prima non era certo amato dai randazzesi, che pur tuttavia lo avevano eletto, adesso egli ha davvero raggiunto l'apice dell’impopolarità. Nessun altro Sindaco ha così fortemente suscitato l’antipatia popolare, un solo caso ci viene alla mente: quello del commissario Viviano, che agli inizi degli anni settanta introdusse la famigerata tassa di famiglia.
Egli è arrivato a quest’illusinghiero  risultato non da solo, ma è stato aiutato dall'assessore disastro, il Tremonti Etneo, che lo ha spinto con tutte le sue forze sull'orlo del baratro.
Mai sapremo, chi dei due ha avuto la brillante intuizione di utilizzare quest’assurdo metodo  d’accertamento; chi ha scelto la ditta,  quale criterio è stato utilizzato per il conferimento dell’incarico: asta pubblica, licitazione privata, semplice conoscenza personale.
Non sapremmo mai se qualcuno ha ritenuto verificare le competenze tecniche della ditta accertante, quali: precedenti esperienze, presenza di tecnici laureati o diplomati, di personale esperto di catasto.
L’unica cosa di cui possiamo essere certi, a seguito dei primi accertamenti notificati,  è che il personale utilizzato dalla ditta per scovare l’evasione, con il catasto ha la stessa frequentazione e confidenza che ognuno di noi può avere con la famiglia reale inglese. 
In alcuni avvisi di accertamento erano così evidenti gli errori, che bastava fare una semplice visura catastale per rendersene conto. Dirà il signor Sindaco o l’assessore, basta andare al comune per aggiustare tutto: ciò è fattibile per il cittadino provveduto. Ma non per l’anziano o per il cittadino semplice, a cui viene difficile capire quanto riportato in un documento indecifrabile. Molti, sopratutto gli anziani, pagheranno a prescindere dall'esattezza dei controlli.
La colpa di questo dissennato modo di agire é di Ernesto Alfonso o del Tremonti nostrano? Se fosse attribuibile al signor Sindaco poco male, é stato purtroppo eletto e dobbiamo sopportarlo, mentre se l'idea fosse venuta a qualche altro, vuol dire che siamo seriamente nei guai; infatti ai guasti causati da Ernesto Alfonso si aggiungerebbero quelli posti in essere da suoi assessori. E questo sarebbe grave e insopportabile per la città. Allora farebbe bene, Ernesto Alfonso, a richiamare all'ordine i suoi assessori: onde evitare che s’immettano sulla stessa strada dell'assessore disastro.
Stiano pure tranquilli gli assessori vecchi e nuovi perché nessuno si aspetta nulla da loro, del resto come diceva don Abbondio: "se uno il coraggio non ce l'ha non se lo può dare". Si limitino, pertanto, all’ordinaria amministrazione, senza sforzare più di tanto le loro preziose meningi, preoccupandosi solo di  intascare l'indennità spettantegli: é l'unico modo per evitare di fare danni alla popolazione. Quanto ad Ernesto Alfonso il Sindaco lo sappiamo già, egli é un uomo politico che pensa anfore, ma sa solo fabbricare pignatte.
                                                       Rosso di Sera.

mercoledì 13 ottobre 2010

IL PARERE DEL TRIBUTARISTA.


Un Comune ingiunge a un contribuente di pagare per gli anni 2005, 2006, 2007 e 2009 a seguito di "avviso di pagamento", la somma di xxxxx euro, oltre sanzioni e interessi. Il Comune non è decaduto dalla possibilità di esigere il credito, in quanto questo diritto non è stato esercitato nei termini di cui all'articolo 72 del Dlgs 507/93? È proponibile un ricorso in Commissione tributaria?

L’imposizione ci sembra illegittima. Trattandosi, però, di tassa sui rifiuti, l’itinerario argomentativo per approdare a questa conclusione è già di per sé tortuoso, ed è reso ancor più contorto dall’impiego dell’ingiunzione al posto del ruolo.
Proviamo ad illustrarlo.
L’articolo 72 del Dlgs 15 novembre 1993, n. 507 dispone che i ruoli di riscossione della tassa sui rifiuti sono soggetti ad un termine di decadenza, che spira alla fine dell’anno successivo a quello nel corso del quale è stata presentata la dichiarazione o è stato notificato l’accertamento. Poiché, però, la dichiarazione di inizio occupazione vale anche per gli anni successivi (cosiddetto “effetto ultra attivo” della denuncia: articolo 70, Dlgs 507), la tassa relativa agli anni per i quali non c’è obbligo di reiterare la denuncia va iscritta a ruolo entro la fine dell’anno successivo a quello per il quale è dovuta. In base a questa disposizione, mi si chiede se il Comune è decaduto dal potere di esigere le tasse per il 2005, 2006, 2007 e 2008 , non avendole iscritte a ruolo entro la fine del 2006,2007, 2008 e del 2009. Affrontiamo prima questo problema, e tralasciamo un attimo l’ulteriore complicazione dovuta all’impiego dell’ingiunzione invece del ruolo. L’abrogazione delle decadenze legate alla data d’iscrizione a ruolo.
A) I tributi erariali.
Secondo un orientamento giurisprudenziale pacifico (per tutte: Corte costituzionale, sentenza 15 luglio 2005, n. 280), la formazione e l’invio dei ruoli all’agente della riscossione è, ormai, un mero atto “interno” della pubblica amministrazione, che il contribuente non è in grado di controllare per verificare il rispetto dei termini di decadenza. E ciò a differenza di quanto accadeva prima della riforma della riscossione attuata con il Dlgs 26 febbraio 1999, n. 46, quando l’approvazione dei ruoli e la loro consegna agli esattori s’inseriva in una catena procedimentale in cui il termine finale per compiere un atto segnava anche il termine iniziale per compiere l’atto successivo. Poiché l’atto finale ed “esterno” del procedimento di riscossione è la notificazione della cartella, è a questa che il legislatore deve far capo per garantire che il contribuente non resti indefinitamente esposto all’esecuzione fiscale. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, con la medesima sentenza 280 del 2005. Ma aggiungendo pure che il termine iniziale – da cui far partire il successivo termine di decadenza per notificare la cartella - non può identificarsi nella data, non controllabile da parte del contribuente, di invio dei ruoli all’esattore. Per adeguarsi alla pronuncia della Consulta, con un primo provvedimento (articolo 1, commi 5-bis e 5-ter, del Dl 17 giugno 2005, n. 106) il legislatore ha completamente sovvertito la disciplina delle decadenze per la riscossione delle imposte sui redditi (nonché delle relative addizionali, dell’Irap e dell’Iva), ancorandole non più alla data di iscrizione a ruolo, ma alla successiva notificazione della cartella al contribuente. In tal senso: a) è stato soppresso l’articolo 17 del Dpr 29 settembre 1973, n. 602, che scandiva i tempi di decadenza per l’iscrizione a ruolo; b) sono stati previsti nel successivo articolo 25 i termini tassativi entro i quali occorre notificare la cartella, facendoli decorrere non più dalla formazione del ruolo, ma dall’anno di presentazione della dichiarazione, o da quello in cui l’accertamento è divenuto definitivo.
B) I tributi locali.
Il decreto legge del 2005 lasciava privi di regole tutti i tributi locali la cui riscossione coattiva era soggetta a decadenza. Accanto al già menzionato articolo 72 del decreto 507 del 1993, si può citare - ad esempio, in materia d’imposta comunale sugli immobili - l’articolo 12 del Dlgs 30 dicembre 1992, n. 504, che, nel testo in vigore fino al 2006, imponeva di iscrivere le somme accertate dal Comune in ruoli «formati e resi esecutivi non oltre il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello in cui l'avviso di liquidazione o l'avviso di accertamento sono stati notificati». L’opera avviata dal legislatore con il decreto legge 106 si è compiuta con la finanziaria per il 2007. L’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha stabilito quanto segue:per la riscossione coattiva dei tributi locali il relativo titolo esecutivo (cartella o ingiunzione) deve essere notificato al contribuente, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo (comma 163); la norma si applica ai rapporti d’imposta “pendenti” al 1° gennaio 2007, data d’entrata in vigore della legge (comma 171).
Le “anomalie” della Tarsu.
Tutti i tributi locali, prima di essere iscritti a ruolo, devono essere accertati o liquidati dal Comune con apposito avviso: talvolta denominato di “accertamento”, talvolta di “liquidazione”. A questa regola, però, si sottrae la tassa sui rifiuti che, rispetto ad altri tributi, possiede alcune caratteristiche “anomale”:non esiste la denuncia annuale, nemmeno nella forma rudimentale dell’autotassazione, che peraltro l’ente locale non può introdurre con regolamento in caso di riscossione diretta (ministero dell’Economia e delle finanze, risoluzione 30 luglio 2002, n. 8/DPF); quando la tassa è liquidata in base a denuncia “ultra attiva” (presentata una volta, con effetto anche per gli anni successivi), il Comune non è tenuto a notificare al contribuente nessun avviso, né di liquidazione né di accertamento, prima di iscriverla a ruolo (ancora di recente: Corte di cassazione, sentenza 1 ottobre 2007, n. 20646). Poiché per riscuotere la tassa non esistono necessariamente né una dichiarazione annuale, né un atto autoritativo (d’accertamento o di liquidazione) dalla cui notificazione conteggiare il triennio (comma 163 della “Finanziaria” 2007), vi sono, e come si calcolano i termini di decadenza? Valgono ancora quelli stabiliti dall’articolo 72 del decreto 507 del 1993 (peraltro non abrogato con norma espressa), come chiede il contribuente? La risposta non la ricaviamo dalla legge, ma dalla giurisprudenza. Secondo la Corte di cassazione (sentenza 9 maggio 2007, n. 10590) «il titolo derivante dalla dichiarazione del contribuente equivale all'accertamento definitivo». Se la massima, enunciata per l’Iva, è estensibile ad altri tributi, compresa la tassa sui rifiuti, ciò c’induce a concludere che:
a) l’articolo 72 del Dlgs 507 è stato tacitamente abrogato, con effetto 1 gennaio 2007, nella parte in cui prevede il termine di un anno per l’iscrizione a ruolo della tassa dovuta in base all’accertamento;
b) il termine introdotto dal comma 163 è quello che disciplina la riscossione della tassa in ogni caso, e quindi anche di quella dovuta in base a dichiarazioni, anche ultra attive; e coincide, in questi casi, con la fine del terzo anno successivo a quello nel quale fu presentata la denuncia, o a quello per il quale la tassa è dovuta (denuncia ultra attiva);
c) il termine triennale non opera retroattivamente nelle situazioni in cui, in base alle disposizioni precedentemente in vigore, l’ente locale era già decaduto dal potere di riscuotere. Alla luce di quest’ultima affermazione, l’imposizione rivolta al contribuente – ossia l’ingiunzione con cui il Comune ha reclamato le tasse per il 2005, 2006, 2007 e 2008 – è intempestiva, non avendo l’ente locale formato il ruolo, rispettivamente, entro la fine del 2006,  2007, 2008 e 2009, in violazione del termine di decadenza comminato dall’articolo 72 del decreto n. 507. Su questo presupposto, ed alla luce di altri principi giurisprudenziali incontestati, il ricorso lo faremmo. Infatti: i termini di decadenza per l’iscrizione a ruolo andavano osservati anche sotto l’imperio di norme per le quali la formazione e la trasmissione dei ruoli all’agente della riscossione sono meri atti “interni” della Pubblica Amministrazione; incombe sull’ente impositore l’onere di provare in giudizio d’aver compiuto tempestivamente atti idonei ad impedire la decadenza.
IL PUNTO: IL TITOLO INIDONEO È PRIVO DI EFFETTI INTERRUTTIVI. Di fronte a una simile contestazione, il Comune si difenderà eccependo che ha adottato la riscossione diretta; che il titolo esecutivo non è il ruolo ma l’ingiunzione; che, pertanto, non può invocarsi la decadenza comminata dalla legge per la formazione del ruolo. È sostenibile una simile argomentazione? Ricordiamo che l’istituto della decadenza è volto a stabilizzare le situazioni giuridiche, anche tributarie. Il contribuente ha interesse a sapere se la sua posizione è definitiva, o se il fisco può ancora modificarla. Essendo la decadenza funzionale al superiore interesse pubblico della certezza dei diritti, non la si può eludere solo perché il Comune ha approvato il regolamento sulle entrate. È, pertanto, ininfluente che il titolo esecutivo sia l’ingiunzione, non potendo ciò tradursi nella compressione dei diritti del contribuente.Peraltro, l’articolo 2966 del Codice civile è molto rigoroso quando afferma che “la decadenza non è impedita se non dal compimento dell'atto previsto dalla legge”. Il codice non ammette equipollenti, né ne concede la normativa sul potere regolamentare (articolo 52, comma 6, del Dlgs 15 dicembre 1997, n. 446). Proprio a voler conciliare il codice con le potestà regolamentari, l’unico modo di scongiurare la decadenza era, caso mai, quello di notificare l’ingiunzione entro la fine dell’anno successivo a quello per il quale erano dovute le tasse. Ma nemmeno così è avvenuto. Da questo punto di vista, è anche insignificante che il Comune abbia emesso “avvisi di pagamento” rimasti insoluti. Simili avvisi non sono previsti dalla normativa; e, alla stregua di tutti gli atti amministrativi estranei ai modelli legali, sono inidonei ad interrompere la prescrizione (Cassazione, 17 marzo 2005, n. 5798). A maggior ragione non hanno impedito la decadenza che, a differenza della prescrizione, non è nemmeno soggetta ad interruzione (articolo 2964 del Codice civile). Infine, l’imposizione sarebbe parzialmente legittima se si ritenesse applicabile il termine triennale della Finanziaria 2007. Si salverebbe, infatti, solo la tassa per il 2007, 2008 e 2009.

sabato 9 ottobre 2010

GIOVANNI SENZA TERRA E LO SCERIFFO DI NOTTINGHAM.


Sarebbe oltremodo semplice dire “lo avevamo scritto”: eppure è così. I cittadini randazzesi in questi giorni sono stati letteralmente investiti da una massa di avvisi d’accertamento riguardanti la TARSU. Sono talmente tanti che si è dovuti ricorrere al servizio postale per notificarli, con un costo di circa ottomila euro.
In buona sostanza, secondo la ditta che ha compiuto i controlli, i randazzesi sarebbero un popolo d’evasori, considerato che gli avvisi sono stati notificati a tantissimi nostri concittadini. In pratica si sono salvati in pochi, a tal punto che parafrasando il teologo Giansenio si potrebbe dire: molti i chiamati, pochi gli eletti.
Avendo saputo in anticipo dell’enorme quantità di cartaccia che sarebbe entrata nelle nostre case, al solo scopo di spillare altro denaro dai già martoriati portafogli di tutti noi, avevamo avvertito i nostri pochi lettori che di lì a poco un vero cataclisma impositivo si sarebbe riversato sulla maggior parte della popolazione.
Ernesto Alfonso in un suo intervento televisivo, ad una domanda specifica del conduttore, tentò maldestramente, di minimizzare, dicendo che ogni tanto dei controlli vanno fatti. Tirò in ballo la giustizia e l’equità fiscale, il vivere civile ed altre retoriche frasi ricavate dal suo lessico falsamente buonista.
Non spiegò il signor Sindaco chi avrebbe fatto i controlli e quali sarebbero stati i metodi utilizzati; non spiegò che a differenza del 1992, quando si misurò casa per casa, i nuovi accertamenti sarebbero stati il frutto di verifiche effettuate a tavolino da una società ingaggiata a cottimo.
Ora siccome noi siamo per il rispetto della legalità e delle regole, vogliamo dire al signor Sindaco, che siamo i primi a desiderare la giustizia e l’equità fiscale: ma siamo assolutamente contrari alla vessazione.
E per tale ragione chiediamo al signor Sindaco, perché non si è proceduto come nel 1992? Perché invece di affidare l’incarico a dei forestieri, concordando con loro una percentuale sul riscosso, non ha pensato di utilizzare i tanti tecnici randazzesi? E poi siamo sicuri che gli uffici non sono in grado di rilevare l’evasione?
Ci chiediamo pure, com’è possibile che in Sicilia dove gli enti locali hanno una pianta organica sovradimensionata, rispetto ai comuni del nord dell’Italia, si debba sempre ricorrere a soggetti esterni, pagandoli, per potere svolgere i normali compiti d’istituto?
Sembra essere tornati ai tempi di Robin Hood, con Giovanni Plantageneto, meglio detto Giovanni senza terra e il suo degno compare lo sceriffo di Nottingham. Ma qui non si intravede all’orizzonte un nuovo impavido eroe che combatte per la giustizia e la libertà. Forse non ce n'è alcun bisogno, perché nel sistema democratico il ruolo di Robin Hood è riservato al corpo elettorale, cioè a tutti noi cittadini. Siamo noi, infatti, che dovremmo, alla prossima occasione, mandare a casa Giovanni senza terra e lo sceriffo di Nottingham, sì perché, quando a gente che paga moltissimo, per mantenere un carrozzone che si chiama ATO rifiuti, gli sono contestati dieci metri quadrati in più, oppure aumenti di superficie inesistenti, frutto di un metodo di controllo impreciso ed approssimativo, siamo veramente al ridicolo.
Lo scandalo è tanto l’evasore, quanto l’amministratore incapace: quello che non riesce ad utilizzare le risorse umane e materiali che ha a disposizione; quello che per massimizzare le entrate spara nel mucchio, tormentando i cittadini, i quali ingiustamente vedono recapitarsi ingiunzioni per il pagamento di somme non dovute.
Ma i nostri amministratori, tutte queste cose le comprendono o e come se vivessero avulsi dalla realtà? Capiscono la fatica che sopportano molti nostri concittadini per sbarcare il lunario o come sempre i problemi di tutti noi si fermano davanti alla porta del municipio?
Ed allora non ci resta che piangere o meglio forse ridere, perché disse un filosofo greco che si deve smantellare la serietà degli avversari con il riso, e il riso avversare con la serietà. La prudenza dei nostri padri ha fatto la sua scelta: se il riso è il diletto della plebe, la licenza della plebe venga tenuta a freno e umiliata, e intimorita con la severità. E la plebe non ha armi per affinare il suo riso sino a farlo diventare strumento contro la serietà dei pastori che devono condurla. Ma se qualcuno un giorno, agitando le parole del Filosofo, e quindi parlando da filosofo, portasse l'arte del riso a condizione di arma sottile, se alla retorica della convinzione si sostituisse la retorica dell'irrisione, se alla topica della paziente e salvifica costruzione delle immagini da Salvatore della patria si sostituisse la topica dell'impaziente decostruzione e dello stravolgimento di tutte le immagini ritenute da voi sante e venerabili — oh, quel giorno anche tu e tutta la tua falsa sapienza, egregio avversario, ne sareste travolti!
                                                                                        Il Giaguaro di Tebe




giovedì 7 ottobre 2010

ENERSTO ALFONSO IL CANTASTORIE.



In una nota alle “Tradizioni cavalleresche popolari” il Pitrè spiega: “I vocabolaristi italiani hanno soltanto la voce cantastorie per significare colui che per sua arte va attorno cantando al popolo storie e leggende…… ma, ben diversa, è in Sicilia il cantastorie: ecco perché io uso questa voce non registrata nei vocabolari”.
Cantastorie, infatti, è chi al popolo racconta storie; chi per riallacciarsi al Pitrè, ….sopra una specie di predella, narra imprese romanzesche, con declamazione spesso eccitata, più spesso affannosa, intenzionalmente oratoria; talora lenta, alcuna volta mutata d’improvviso in discorso familiare e rapido. In tanta concitazione, egli dà un passo addietro, un altro in avanti, levando in alto, quanto più alto può, i pugni chiusi…….
Il cantastorie, insomma, è oggi l’amministratore comunale di turno che si presenta in televisione, paragone particolarmente calzante, quando si tratta di Ernesto Alfonso il Sindaco.
Sia perciò, ringraziato il  democratico tubo catodico, che ha restituito alla città un personaggio mancante dai tempi delle famose apparizioni di Orazio Strano: il più grande cantastorie della Sicilia orientale.
Gi attuali cantastorie non sono più analfabeti ma, fedeli alla loro vocazione, raccontano storie. Tutti.
I cantastorie parlano quindi ad un pubblico attento ma sempre più perplesso, perché confuso da una furbesca mistificazione della realtà, a tal punto da non riuscire più a capire, se gli oratori stiano parlando della nostra città o di una realtà a noi completamente estranea. Essi riescono ad ingenerare una tale confusione di tempi, luoghi, cifre, da mettere il telespettatore nella condizione di rendersi facilmente conto che trattasi solo di storie.
Nelle ultime apparizioni televisive di Ernesto Alfonso il Sindaco, mancava solo il cartellone con ivi raffigurati i vari episodi della storia narrata; la chitarra, perché la narrazione in parte è cantata, e cosi avremmo avuto un cantastorie in tutto e per tutto.
Forse piace, ascoltare roba che mai ci sognavamo di potere udire. Ma buona parte di ciò che viene detto è un mero esercizio retorico, in altre parole balle, ma balle in grande stile.
Certo rispetto a quanto scritto nel programma elettorale di Ernesto Alfonso un certo ridimensionamento di obiettivi  si nota in maniera evidente. Non si trattano più tutte le formidabili ipotesi di sviluppo della città, perché si è reso conto che  è roba da titani. E invece egli è circondato solo da nani, sì nani: che al massimo possono fare da badanti a Biancaneve.
E anche se i nani sono finalmente sette anziché sei, e anche se alcuni sono stati sostituiti: sempre nani sono.
Cosa possono dare dei nani della politica? Nulla, se non qualche favore di piccolo cabotaggio, magari la firma su un certificato o l’interessamento per un sussidio: così inizia e si esaurisce l’azione politica dei nani.
E poi se Ernesto Alfonso vuol andare in televisione per spiegarci, fornito di chitarra e cartellone, come il suo principale brontese pensa di mandare a casa il governatore Lombardo, gliene saremo grati. Infatti è da oltre un anno che il signore di Bronte rassicura i suoi che l’esperienza Lombardo è alla fine. E non solo, perché, con atteggiamento profetico, dà pure le date della  cacciata. Ma miseramente ogni previsione, fino ad oggi, è fallita.
Caro Ernesto Alfonso a noi sembra che sia inutile sperare nella fine del governo regionale, perché Lombardo ha la pelle dura, pertanto, essendo il nostro paese catalogato tra quelli a totale influenza Firrarelliana, ci sarà ancora molto da soffrire.
                                                                    Rasputin



sabato 11 settembre 2010

GLI SCAMBISTI.


Come era avvenuto nella sua passata esperienza amministrativa, Ernesto Alfonso, anche questa volta, si cimenta in un vorticoso cambio di assessori. E così si riaprono le danze, si ripete un rituale stucchevole, irritante e insopportabile. Gli assessori scacciati via, tornano a fare i consiglieri comunali, mentre i nuovi prescelti lasciano la carica di consiglieri per assumere quella di assessori.
E’ come il gioco delle tre carte, sì perché alla fine quello che ci guadagna è sempre Ernesto Alfonso il Sindaco. Egli ha dato l’inutile momento di gloria ad alcuni e adesso si appresta a darlo ad altri. Così tutti sono felici e contenti: ed Ernesto Alfonso, continua  beatamente a crogiolarsi tra mille pigrizie mentali e incapacità varie.
I mezzani di turno sono, quindi, soddisfatti: dopo tanto sospirare, anche loro avranno la loro brava indennità, e chi si è visto si è visto.
Tanto con questa classe dirigente un individuo vale l’altro. Nessuno degli assessori uscenti è stato capace di incidere minimamente sulla vita della città, e altrettanto incapaci lo sono quelli che saranno nominati a breve.
Tutto questo serve solo a fare quadrare il cerchio di una politica meschina, inutile e pusillanime, come i protagonisti che la impersonano. Miserabili giochi di potere, concepiti per soddisfare insignificanti smanie di protagonismo ricercate da oscuri e anonimi peones della politica nostrana: individui senza prospettive culturali, incapaci di vedere oltre il loro limitatissimo orizzonte.
Un avvicendamento che di certo non serve alla città, anzi  sarà pure dannoso. Noi non conosciamo i nomi dei beneficiati e poco c’interessano, è inutile sapere chi sono, perché nulla cambia, nulla può cambiare. Anonimamente escono dalla scena alcuni, ed altrettanto anonimamente ne entrano in scena altri. Ma Ernesto Alfonso non ha ancora capito che i cittadini randazzesi ne hanno piene le scatole di lui e dei suoi amici? Non si accorge dell’indifferenza che lo circonda? Nessuno crede più in lui, tranne i sui beneficiati accoliti. Ed allora un uomo che ha un alto senso della dignità, penserebbe seriamente di dimettersi: ma lui no, lui resiste al solo fine di causare la rovina della città.
Come si fa a non capire ciò! Eppure è chiaro, basti pensare che uno dei suoi maggiori sostenitori, il signor Lo Giudice,  è giunto a compiere il gesto estremo di rassegnare le dimissioni da consigliere comunale.  
Perché lo ha fatto? Alla stampa ha dichiarato per motivi personali: ma anche il più sprovveduto di noi capisce che le ragioni sono politiche.
Un consigliere eletto, con un considerevole numero di voti, si dimette solo perché ha toccato con mano l’incapacità di governo di quelli che presuntuosamente sono rimasti ai loro posti.
Il caso di Lo Giudice non è l’unico, perché, tempo fa, passarono in sordina le dimissioni dell’assessore Lo Presti. Il quale pare sia orientato a non accettare neanche la carica di consigliere comunale, che gli spetterebbe a seguito dei posti lasciati vacanti dai nuovi assessori.
Nonostante tutto questo, Ernesto Alfonso è come il Cieco di Sorrento, non vede, se del caso non sente e tira dritto per la sua strada. Ma ha quest’uomo un pizzico di amore per la sua città, o il suo egoismo è talmente grande da travolgere tutto e tutti?
                                                        Rasputin

sabato 4 settembre 2010

ERNESTO ALFONSO E I SOLDATI DI VENTURA.


Appare in televisione col suo bel faccione rubicondo, e inizia la fallace elencazione di cifre, dati, progetti in dirittura d’arrivo e tante altre belle cose. A tal punto che non capisci se ti trovi davanti Ernesto Alfonso il Sindaco o babbo natale, arrivato, per un mero errore temporale, a ferragosto anziché il 25 dicembre.
Parla di tutto il signor Sindaco, ci narra di un mondo incantato, ebro di felicità dilagante. Una realtà, la nostra, dove vi é qualche piccola pecca, ma che non é tale da minare la diffusa felicità del popolo.
E poi con tutte quelle opere da realizzare, chi mai potrebbe sostenere che la nostra piccola comunità non sia il luogo ameno dove ognuno vorrebbe vivere?.
Tutto questo, cari amici, grazie a lui; sì proprio a lui: Ernesto Alfonso. L’intrepido salvatore dei nostri destini, il “cavaliere” senza macchia, ne peccato; l’uomo tutto d’un pezzo.
Lui che finalmente ha l’occasione di farci capire quale sacrificio comporta essere presidente del Taormina-Etna. Solo il supremo valore del bene comune, a cui egli s’immola, lo può giustificare, perché il compenso è veramente miserando: appena 500 euro al mese.
Povero signor Sindaco, certo saremmo curiosi di vedere la sua dichiarazione dei redditi, potremmo nel caso in cui egli non arrivi a fine mese, lanciare una pubblica sottoscrizione mensile.
Per l’uomo della “Provvidenza”, faremmo questo ed altro, e sarebbe giusto, visto che di persona sì fatta ne nasce una ogni cent’anni. Qualche ingrato, sempre il solito, potrebbe dire: e per fortuna, che di persona così, ne nasce una ogni cent'anni!
Che volete i disfattisti ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Brutta gente, quella, che sa solo cercare il pelo nell’uovo.
E di quel consigliere che ha presentato le sue dimissioni irrevocabili, che se ne dice?
Dimissioni per impegni personali, ha dichiarato alla stampa locale, e non poteva essere diversamente. Come si fa a non essere sempre d’accordo con Ernesto Alfonso. Un uomo così intelligente, democratico, tollerante, insomma una sintesi di bontà e acume senza pari.
Sappiano i posteri, che mai uomo migliore nacque nella nostra comunità. A loro il dovere di erigere un monumento al nostro caro benefattore. Magari nella piazza principale del paese, oppure potranno, per meglio inneggiarne i fasti, erigere un bel mausoleo in piazza Loreto.
Essi rimpiangeranno di essere nati in un’altra epoca e di non avere potuto godere la contemporaneità con l’illustre personaggio. Per fortuna avranno i filmati televisivi, che potranno essere loro proiettati sin dalle scuole elementari.
Noi, privilegiati, intanto, godiamo i benefici del suo meraviglioso operare, che il buon Dio ce lo conservi in buona salute per i prossimi cent’anni. E non solo lui, ma anche il suo degno contorno di assessori presenti e futuri. Gente che va e che viene come in un porto di mare. Veri e propri bucanieri, ogn’uno di loro da quello che può: che non è tanto per la verità. Anche se bisogna dire, che ogni insufficienza viene colmata dal genio superiore del nostro condottiero Ernesto Alfonso.
Magari quanto prima, lo vedremmo affacciarsi dal grazioso balcone che dal palazzo municipale da sulla sottostante piazza. Una folla entusiasta attenterà il suo beneamato, il quale al solo apparire indurrà gli astanti ad una sorta di euforia collettiva. Perché egli trascina, affascina, la sua oratoria é avvolgente e travolgente: il popolo sarà in delirio. Ma a pensarci, le apparizioni sui balconi non hanno mai portato bene sin da quel dì: allora meglio lasciar perdere.
Qualcuno leggendo questo mio, potrà pensare che io abbia esagerato nello sperticare lodi nei confronti di Ernesto Alfonso. Prontamente rispondo, che prendo solo esempio da quel consigliere del PD, che ha colto al volo l’occasione per correre in soccorso del magnifico Ernesto Alfonso. Egli, in questi giorni, si é precipitato a Palermo con il signor Sindaco, ed ivi ha richiesto l’immediato intervento del deputato PD Barbagallo, il quale ha prontamente risolto la grana del distaccamento dei vigili del fuoco. Bravi i “compagni e non” del PD, dalla memoria corta. Hanno forse dimenticato, che Ernesto Alfonso, millantando un potenziale di appoggi favolosi, ha surclassato il loro candidato a Sindaco appena due anni fa? Inoltre, non è l’Ernesto Alfonso che é stato chiamato a furor di popolo a governare la città? Se così è, egli deve risolvere i problemi, senza necessità del tanto disprezzato “soccorso rosso”.
E’ chiaro che non riusciamo a capire il collateralismo di certi consiglieri del PD, tanto più che i meriti saranno attribuiti sempre ad Ernesto Alfonso. Vedranno i compagni del PD, se il signor Sindaco non ne farà una ragione di vanto, dinnanzi alla popolazione tutta. Mentre al compagno (se tale si può definire) del PD, che ha compiuto l’eroica azione, al massimo, il Sindaco gli potrà conferire una bella medaglia di cartone.
Quello che vorremmo capire é la posizione del PD nei confronti di alcuni consiglieri che dichiarano esserne appartenenti. Infatti, caso a sè fa il consigliere Anzalone, che dimostra sempre coerenza e fermezza d’indenti, mentre gli altri assomigliano tanto a soldati di ventura. Sarà forse che i dirigenti del PD non conoscono il detto “pochi ma buoni”?
Certamente ogn’uno di voi comprenderà che con il cambio di assessori che c’é in vista non si sa mai........ E poi é sempre vero che l’occasione......
Sicuro é, che se Ernesto Alfonso cambierà gli assessori con la stessa velocità della volta passata, toccherà a molti assurgere alla carica assessoriale. E allora ogn’uno di questi potrà dire con orgoglio ai propri discendenti: “io c’era”.
                                                                                            Rosso di Sera.

venerdì 13 agosto 2010

PASTICCIO ALLA RANDAZZESE.




In questi giorni sono stati notificati i primi accertamenti concernenti la TARSU (Tassa rifiuti solidi urbani). Dicono si tratti di quasi duemila avvisi d’accertamento, per un totale, comprensivo di sanzioni ed interessi, che si avvicina ai due milioni di euro.
Vorremo chiarire brevemente alcuni punti, scusandoci in anticipo, se in certi frangenti dovremo fare sfoggio di nozioni tecniche, che potrebbero essere ad alcuni incomprensibili: ma è necessario per garantire completezza ed attendibilità alle argomentazioni.
La prima domanda che sorge spontanea è: ma c’è veramente tutta l’evasione accertata?
Noi crediamo francamente di no! Siamo convinti che quest’amministrazione pasticciona, incompetente, tornacontista e dannosa per la città ne ha combinata un’altra delle sue.    
Per prima cosa i cittadini devono sapere che l’accertamento non è effettuato dagli uffici comunali, ma da una società esterna, che incrociando i dati del catasto con quelli delle dichiarazioni procede alla verifica. La società appaltante guadagna una percentuale sul riscosso, il che significa che ha tutto l’interesse ad accertare quante più possibili presunte evasioni Tarsu, con l’obiettivo di massimizzare i suoi ricavi. Costringendo tra l’altro i cittadini a dover eventualmente dimostrare che gli accertamenti effettuati non siano del tutto veritieri.
Facciamo un esempio: la tassa in questione è pagata dall’utilizzatore dell’immobile, che può essere l’affittuario, il quale non risulta in Catasto. In questo caso il proprietario o altro titolare di diritto reale che è l’intestatario catastale, per la società in questione è evasore; ed ecco che scatta l’accertamento. Per quell’immobile a pagare la TARSU è l’affittuario, l’accertamento notificato al proprietario è sbagliato: vale a dire nullo. 
Non c’è niente di male, direbbe sicuramente il signor Sindaco, basta andare in ufficio e far constatare l’errore. Giusto! Ma se si tratta di un lavoratore dipendente, la giornata perduta gliela rimborsa il signor Sindaco?
Il sistema d’accertamento di cui sopra è stato utilizzato da pochi comuni, Randazzo è fra questi. A spiegare la ragione dello scarso utilizzo è l’imprecisione del sistema; basti pensare che il Comune di Oria (BR) dopo essersi reso conto del pasticcio combinato, ha deciso di rescindere il contratto con la società appaltante (tale Soget SPA), e convenire in giudizio la detta società per il risarcimento dei danni. In quel Comune, dalla maggior parte dei contribuenti considerati evasori nulla era da pagare, e pertanto questi avevano dovuto ricorrere all’autotutela, invadendo l’ufficio competente con istanze e contestazioni. 
E’ facile rilevare dagli avvisi notificati che gli accertamenti si dovrebbero basare sulle planimetrie delle unità immobiliari urbane fornite dall’Agenzia del Territorio. A tale scopo, pur trascurando che la documentazione catastale,  non fa fede neanche per l’attestazione di proprietà, chiediamo una riflessione su quanto ci apprestiamo a  rilevare in seguito.
Le planimetrie catastali rappresentano le unità immobiliari in rapporto 1:200, non essendo quotate, comporta una serie di imprecisioni: in fase di redazione delle planimetrie non è possibile rappresentare con esattezza quantità inferiore a 20 cm per misurazione, e quindi anche successivamente non sono possibili con esattezza rilevare le misurazioni dei lati che definiscono i vani e quindi permettere il calcolo esatto delle superfici, ad esempio ci chiediamo come si rappresenta o come si rilevano 8 cm. Inoltre l’Agenzia del Territorio nel trasferire le planimetrie in formato informatico ha eseguito l’operazione di scannerizzazione, operazione che non è esente da ulteriore errore. Da queste planimetrie la struttura preposta ha determinato, con un sistema computerizzato non vettoriale, quindi  affetto da altro errore, le superfici delle unità immobiliari.
Le superfici così determinate, raffrontate con quelle dichiarate hanno definito il “marchio” di “evasione connessa ad infedele presentazione della dichiarazione”.
Allo stato dei fatti oggi i Randazzesi hanno solo tre possibilità: nominare un tecnico per verificare le reali superfici e produrre la planimetria quotata dei locali; far ricorso  alla  Commissione Tributaria Provinciale, o dover pagare quanto stabilito dagli avvisi d’accertamento. Molti concittadini così definiti “infedeli” soprattutto i più deboli e indifesi, che non hanno molta dimestichezza con la materia (pensionati, disoccupati, ecc..), considerato i costi non trascurabili sia per il tecnico e sia per il ricorso, preferiscono pagare le somme richieste ingiustamente, accompagnate con “fiorite” imprecazioni.
Facciamo rilevare che in Sicilia solo i cittadini di Randazzo e di qualche altro Comune si trovano con queste problematiche, ovvero accertamenti eseguiti con queste procedure.
Mentre nella maggior parte dei Comuni dove sono stati posti in essere metodi di accertamento diversi, si è proceduto al recupero della reale evasione, senza creare tutti gli inconvenienti lamentati.
Un altro aspetto fondamentale della questione è quello della copertura dei costi del servizio di smaltimento rifiuti. La legge impone che i proventi della Tarsu debbano essere interamente destinati alla copertura dei capitoli di spesa per la raccolta e lo smaltimento dell’immondizia, perciò i Comuni non possono incassare somme superiori rispetto al costo effettivo del servizio. Eventuali maggiori entrate, anche per gli anni pregressi, a seguito di operazioni d’accertamento come quella in corso a Randazzo, non possono essere destinate ad altri capitoli di bilancio, ma devono essere restituite ai cittadini, magari attraverso la riduzione delle aliquote della tassa rifiuti. A questo punto, noi dell’Italia Dei Valori, chiediamo quantomeno che l’amministrazione comunale, per rimediare al pasticcio commesso, s’impegni a destinare le somme introitate con l’operazione d’accertamento Tarsu ad una riduzione delle aliquote fiscali nel prossimo bilancio.
Non inizino, pertanto, a sfregarsi le mani i signori amministratori, perché le somme recuperate non possono essere utilizzate per altri fini, e non venga al Tremonti di turno l’idea di fare qualche giochetto di bilancio. Noi saremo vigili, e non esiteremo a ricorrere a qualunque mezzo a nostra disposizione per evitare che ciò si realizzi.
                                                         ITALIA DEI VALORI RANDAZZO