sabato 24 luglio 2010

IL TEATRINO PARROCCHIALE.


Sul quotidiano la Sicilia di giovedì 22 luglio 2010, alla pagina 41, venne pubblicato un articoletto dal titolo: Città più pulita e costi minori. Specificando nell'occhiello: Randazzo vertice in Comune con Joniambiente.
Nel corpo dell'articolo il cronista riportava di un incontro tra il sindaco di Randazzo Ernesto Alfonso Del Campo ed il presidente dell'Ato rifiuti Joniambiente, Francesco Rubbino.
Continuava l'articolo spiegandoci che nel corso dell'incontro le illustri personalità locali avevano concordato come trovare una maggiore sinergia tra i Comuni soci. Inoltre al fine di ridurre i costi, si era stabilito di imporre il rispetto degli orari di conferimento dei rifiuti nei cassonetti e di spingere gli utenti verso la raccolta differenziata.
Tutto ottimo ed apprezzabile, un solo passaggio mi sembra essermi sfuggito, forse perché mi sarò ingannato o distratto. Ma a pensarci bene ritengo la cosa assai improbabile, stante che so ancora leggere e scrivere, e pertanto con i pochi mezzi a mia disposizione ho cercato di rimettere ordine nelle mie cognizioni al riguardo.
Per prima cosa mi sono chiesto ma non era stata messa in liquidazione questa diavoleria di inutile sovrastruttura chiamata Ato Joniambiente?. Voglio precisare che la sigla “ATO” sta per “ambito territoriale ottimale”; già perché anche la terminologia deve essere tale da non fare capire di cosa si tratta. Ed allora per indicare una di quelle invenzioni geniali, da far pesare sulle finanze dei cittadini, con il fine primario di garantire poltrone agli amici degli amici: si conia una denominazione, che anche dal punto di vista linguistico e semantico appare quanto meno infelice. Un'astrusa dicitura, che poi tradotta in termini comprensibili, vuole indicare semplicemente un ente che raccoglie e smaltisce la mondezza.
Ora non mi soffermo sulla lievitazione dei costi enormi che questi enti hanno comportato, perché tutti i cittadini se ne sono resi conto nell'istante in cui hanno avuto consegnata la cartella esattoriale per la riscossione del tributo detto TARSU (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani). Per dirla in breve, le bollette astronomiche che ci sono state recapitate in questi ultimi anni sono da addebitare a questi nuovi carrozzoni: veri e poderosi frantumatori di pubblico denaro.
Ma ritorniamo al nostro caso, e per capire meglio siamo andanti a ritroso fino a qualche mese fa; quando su diversi quotidiani appariva la seguente notizia: il 6 maggio (2010) mattina si è svolta l'assemblea dei soci per la messa in liquidazione della società Ato Joniambiente, come previsto dalla legge di riforma regionale sugli Ato, approvata all'Ars.
L'assemblea all'unanimità ha deciso di sciogliere la società e nominare i tre commissari liquidatori confermando, in tale ruolo, i tre consiglieri uscenti: Francesco Rubbino, Antonello Caruso e Giuseppe Cardillo.
In altro loco troviamo la medesima notizia il cui tenore è il seguente: Ieri 6 maggio si è svolta l’assemblea dei soci per la messa in liquidazione della società Ato Joniambiente come previsto dalla Legge di Riforma regionale sugli Ato approvata all’Ars. L’assemblea, all’unanimità ha deciso di sciogliere la società e nominare i tre commissari liquidatori confermando, in tale ruolo, i 3 consiglieri uscenti: Francesco Rubbino, Antonello Caruso e Giuseppe Cardillo.
Se è così forse qualche precisazione va fatta: il nostro compaesano Rubbino non è più presidente, considerato che la società è stata posta in liquidazione, e pertanto non ha più né un consiglio di amministrazione e né un presidente.
Va precisato però che il comma 12 dell'articolo 19 della legge 9 del 2010 recita: Fino all'effettivo esercizio delle funzioni conferite dalla presente legge, e comunque fino al definitivo avvio del servizio di gestione integrata dei rifiuti con le modalità previste dalla presente legge ovvero fino alla soppressione delle autorità d'ambito, i soggetti già deputati alla gestione integrata del ciclo dei rifiuti, o comunque nella stessa coinvolti, continuano a svolgere le competenze loro attualmente attribuite. Tale gestione non può eccedere la durata di un anno, decorrente dalla data di entrata in vigore della presente legge.
In altre parole le vecchie società poste in liquidazione possono al massimo svolgere le primigenie istituzionali funzioni al massimo fino ad un anno dall'entrata in vigore della legge: ma possono anche cessare prima le loro funzioni nel caso in cui entrino a regime i nuovi ambiti territoriali.
Ma allora questo incontro al vertice a cosa è servito? Difficile capirlo, considerato che si sono ufficialmente e pomposamente incontrate persone che si vedono almeno tre volte al giorno. Forse si è posto in essere un incontro ufficiale per finire nella cronaca di provincia a pagina 41: al solo fine di ottenere un minimo della tanto agognata visibilità e dare un fievole segnale di esistenza. Mossa ritenuta necessaria, data l'assoluta indifferenza della popolazione nei loro confronti.
Certo è, che in un paese come il nostro dove il disagio economico dei cittadini si avverte ogni giorno di più: questi invece di porre in essere azioni di buon governo utili alla città, ci fanno assistere a squarci di recite paesane di cattivo gusto.
Come se fossimo il classico paesetto di mezza montagna, popolato da gente, nel fondo, bonaria e arguta, ma ormai, da tempo abituata ad essere presa in giro dai soliti noti. La nostra gente sa benissimo chi sono questi, che farebbero meglio a badare agli affari loro, e senza tanto almanaccare, ad evitare di occuparsi della cosa pubblica e ad ergersi quali salvatori della patria: ruolo che non gli si addice affatto, anzi che cucito loro addosso, assume una connotazione ridicola.
                                                                                                Il Giaguaro di Tebe

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