giovedì 5 agosto 2010

LA NAUSEA ci salverà!

Come ormai di consueto, al manifesto murale delle opposizioni, ha fatto da contraltare la risposta televisiva del signor Sindaco.
Ora non intendo soffermarmi sulla parte centrale del suo discorso, perché lo reputo uno squallido e noioso meccano retorico, un'arida elencazione, una ripetizione delle stesse situazioni, delle stesse posizioni, delle stesse povere cose di poco conto. Ascoltare quelle parole non ci entusiasma più di quanto può entusiasmarci leggere un libro di matematica o di astronomia.
Oserei affermare che è stato più concreto e propositivo il coordinatore dell'Mpa, presente in contemporanea su un altro canale, che sia pur tra mille difficoltà lessicali, ha esposto fatti interessanti e significativi.
Confesso che ho preferito l'incedere incerto ma concreto del signor D'Amico. E nulla importa se il lessico non era elegante o forbito: ma era preciso. Non sempre è utile un linguaggio ammantato di retorica superflua ed inconcludente. Un linguaggio vago, equivoco, che si presta ad incerte promesse e assicurazioni fallaci, senza impegnare l'oratore.
Il nostro signor Sindaco sembra vicinissimo alla saturazione. Non sa più che cosa dire. Il tentativo continuo di spandere ottimismo e di dare per certe realizzazioni difficili, è un campo molto arato e prossimo ad esaurire i suoi frutti. Le sue parole si sono ridotte a tenaglie che afferrano il vuoto. Producendo una favolosa mistificazione, un gonfiamento e una ampollosità del linguaggio, divenuto una realtà a se stante che costituisce un mondo fittizio, un castello di nebbia dal quale il cittadino sembra non poter sfuggire: ma la nebbia presto si diraderà, spazzata via dall'incapacità dei nostri amministratori, resa ormai evidente a tutti.
In ogni modo, riferendoci all'ultima parte dell'intervista del signor Sindaco, là dove gli viene chiesto, se i suoi molti incarichi sottraggono tempo all'attività amministrativa: egli ci rassicura sostenendo che quelli non costituiscono un motivo di distrazione.
E qui mi pare giusto spiegare la nostra posizione. Noi riteniamo che il problema non è la quantità  di tempo impiegato nell'esercizio delle funzioni amministrative, ma è proprio una totale mancanza di capacità. Potrebbe il signor Sindaco applicarsi anche la notte, i risultati sarebbero sempre gli stessi: perché egli, a nostro giudizio, come amministratore non è granché.
Pertanto il coacervo dei molteplici incarichi, è criticato non perché impegna il tempo del Sindaco, ma per le tante indennità che gli consente di intascare. Adesso sgombriamo il campo da un equivoco marginale, tutto ciò che intasca è perfettamente legale, ma è egualmente corretto dal punto di vista morale?
E' questa la questione centrale. Non sarebbe moralmente giusto rinunciare all'indennità percepita dal Comune, dando così un segnale di grande probità alla città?
Siamo certi che questo dire per i nostri amministratori, è come rigirare il fatidico dito nella piaga, perché nessuno di loro sarebbe disposto a rinunciare all'indennità, e di questo siamo pienamente convinti: non solo noi, ma anche tutti i cittadini.
In questi tempi di grave crisi economica, molti randazzesi versano in condizioni di seria difficoltà.  Ed allora perché non utilizzare le indennità degli amministratori, i quali hanno tutti già di che vivere, per aiutare i cittadini che si trovano in condizioni di bisogno?
Noi sappiamo quale sensazione provano quelli che non riescono ad arrivare alla fine del mese, non sappiamo invece, ma la immaginiamo, la sensazione che prova il signor Sindaco, quando a fine mese si ritrova con il portafogli ripieno di bei bigliettoni.
Se tutto questo è vero, e non è una nostra pura invenzione, prima o poi la noia dovrà trasformarsi in nausea, ed allora forse ritroveremmo la via smarrita.
                                                                                                       Rasputin



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