venerdì 30 aprile 2010

I NUOVI BARBARI.

Sono tempi difficili, ci ripetiamo continuamente e lo facciamo per cercare di esorcizzare una crisi che ha ridotto le nostre finanze al lumicino. Poi ci vengono le lacrime agli occhi quando il signor sindaco, con un atteggiamento intriso di profondo dolore, ci dice in televisione che nulla può fare per i nostri giovani a causa della crisi mondiale. Noi tutti telespettatori profondamente abbiamo condiviso quelle parole e ci siamo compenetrati nel dolore che il nostro primo cittadino ha provato nel doverle pronunciare. Un discorso pieno di pathos, convincente, fino quasi al punto di strapparci qualche lacrimuccia.
Da quelle parole nasce una ovvia considerazione: tempi di austerità, di lacrime e sangue o di pane e cicoria, che è poi la stessa cosa. Noi cittadini ci siamo veramente immedesimati ed abbiamo immaginato degli uffici comunali dove si risparmia tutto; del personale solerte che convinto della gravita del momento, se pur con scarse risorse, fa convintamente il proprio dovere. Quale immagine più idilliaca fu mai offerta alla città: i cittadini felici di non essere lasciati soli nel momento del bisogno, essendo accompagnati da una classe politica che compenetrandosi si fa carico di parte delle difficoltà del popolo. Una classe dirigente che adegua il proprio tenore di vita alle difficoltà del momento. Evviva gioisci popolo randazzese, questi uomini virtuosi soffrono e patiscono insieme a te, sono gli anfitrioni del nuovo regime di austerità, il loro esempio è luminoso, il loro essere eroico.
Ti sarebbe piaciuto cittadino randazzese!!, ma cosi non è. Perché i nostri amministratori ed i burocrati comunali, devono mantenere il loro bel tenore di vita, e se questo è corroso dall'aumento dei prezzi, bisogna subito porre rimedio. Così interviene subito il signor Sindaco, che resosi conto della difficoltà di amministratori e alti dirigenti del comune di potere sbarcare il lunario, prontamente determina cospicui aumenti. E ci sembra giusto, che chi ha un tenore di vita lo debba mantenere, a maggior ragione quando gli aumenti e le prebende sono subito concesse utilizzando denaro pubblico.
Cosi il buon Ernesto Alfonso, grande filantropo di se stesso e dei propri amici, subito dispensa premi di produzione ai dirigenti, prossimi aumenti di indennità agli amministratori; e il popolo, il popolo è bue si sa e poi è abituato a soffrire: non pregava quella tale nobile randazzese “Signiruzzu pruvirti pi cu ata pruviruto, tantu u poviru e zingnato”. E' giustamente il detto è subito preso e applicato. Ma sorge o no spontanea la domanda: la famigerata crisi descritta dal Signor Sindaco in quell'ormai famoso intervento televisivo, che destò la nostra commozione e ammirazione, per quell'uomo che ne parlava, se pur travolto suo malgrado da tale triste destino, c'è o non c'è? E' forse che la crisi si arresta davanti al portone del municipio? Sarà, certo è, che se è così, il fenomeno è inspiegabile, dovremmo ricorrere a maghi, chiromanti, medium per poterci capire qualcosa. Perché è ben strano, che l'unica isola felice sia tra le mura del municipio.
Il tutto sarebbe da riproporre in termini fantozziani e magari farci quattro risate sopra, se non fosse altro che ci sono di mezzo le tasche di noi cittadini, sempre più vuote, perché debilitate dalle numerose e gravose tasse che siamo costretti a pagare.
E di quei cittadini che si presentano al comune e si sentono ripetere un ritornello ormai scontato: “non ci su sordi”. Forse è meglio lasciare perdere.
Comunque lo avevamo detto che le orde dei barbari si erano ormai lanciate, e solo una sonora sconfitta alle prossime amministrative ne può arrestare la calata.
                                                                                                             Rasputin

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