mercoledì 23 dicembre 2009

CHE TEMPI!


Assistere, di questi tempi, ad un consiglio comunale è quanto di più stucchevole, noioso ed inutile ci possa capitare. E' lo specchio fedele della infima qualità della nostra classe politica, priva di inventiva, cultura, capacità discorsiva, senso critico e via dicendo. Una classe dirigente che si attorciglia su stessa mettendo a nudo la miope visione che ha della realtà e della vita quotidiana della città. Certamente si dirà che di tutta l'erba non si può fare un fascio, è sarà pure vero, ma usando un'altra frase fatta si dirà che una rondine non fa primavera. Ed invero nulla da eccepire nei confronti di qualche consigliere del centro sinistra (PD), ma alle volte si ricava l'impressione di una voce isolata che grida nel deserto, per il resto è tutto quantomeno insolito. Una anomalia che qui tenteremmo di analizzare senza presunzione e con umiltà cercando di capirne le cause che la generano.
Se potessimo rappresentare su un asse cartesiano la qualità della classe politica dal dopo guerra ad oggi, avremmo sicuramente una linea discendente che ci porterebbe sotto lo zero. Per rendere meglio l'idea pubblicheremo tutti i risultati elettorali dal 1946 al 1985 e in un secondo momento dal 1986 fino ad oggi. Naturalmente non mancheranno i nomi degli eletti e quindi la composizione dei consigli comunali succedutesi nel tempo. Potendo cosi avere dei termini di paragone tra il passato ed il  presente, che verranno facili agli anziani, i quali, pero, ne potranno rendere edotti i giovani.
Tornando ai nostri giorni e analizzando l'inquietante fenomeno, non si può fare a meno di iniziare partendo da una elementare valutazione: è fuor di dubbio che il tasso di scolarizzazione oggi sia enormemente elevato, come del resto ovunque. Questo significa che se facessimo un raffronto con il passato ci troveremmo ad avere molti più diplomati e laureati, che non nei tempi andati. Allora se così è, per come sicuramente lo è, essendo un dato incontrovertibile: come mai chi ci rappresenta non è la conseguenza di ciò, ma anzi il suo esatto contrario. L'assunto è facilmente dimostrabile semplicemente guardando le apparizioni televisive dei nostri consiglieri comunali: alcuni incapaci di parlare la lingua corrente, cioè l'italiano; altri pur farfugliando qualcosa si esprimono in una forma goffa, approssimativa e incomprensibile ed altri ancora non possiedono le minime cognizioni di educazione civica; quelle che si impartiscono alle scuole medie: facendo una grande confusione su questioni di diritto istituzionale semplicissime, come il ruolo e le funzioni della Corte costituzionale.
Eppure loro sono nel giusto e sapete perché: perché li abbiamo eletti.
Queste sono le regole della democrazia e parafrasando quanto dicevano gli antichi ognuno è fucina del proprio destino; e noi il nostro triste destino ce lo siamo costruito con le nostre stesse mani.
Ma è tutta colpa nostra, cioè intendo del corpo elettorale? A ben vedere no. E vi spiego il perché: in un ambito cosi piccolo, appena 11.000 abitanti, l'applicazione di una legge elettorale come quella attuale é deleteria. Essa non è ne carne e ne pesce, perché abbina il tanto vituperato proporzionale con il maggioritario: considerato il toccasana dei nostri tempi. Così creando una mostruosa normativa, stante che il già ibrido intruglio deve poi essere combinato con la preferenza unica,  facendo  trovare l'elettore imbrigliato tra doveri familiari o di amicizia da assolvere: ed il voto diventa un fatto tribale o di combriccola.
Il secondo elemento che vizia la scelta elettorale, è un male che dalle nostre parti è vecchio come il mondo, si chiama mancanza si serietà ed onesta intellettuale: che si traduce in lusinghe, promesse e millantazioni di ogni specie e natura.
Ma non era il voto che doveva essere una designazione di CAPACITA? e quale capacita si vuole designare quando si vota sulla scorta dei sentimenti familiari o di amicizia o peggio ancora su promesse che mai saranno mantenute? Ma poi chi lo dice che il parente o l'amico, solo per il fatto di essere tale, sia persona capace ad assolvere quella funzione pubblica. Solo una valutazione che parte da una attenta analisi delle capacità di ragionamento, di sensibilità civile e culturale, del candidato ci può dare una mezza certezza.
Si parlò tempo fa di modificare la normativa, ma l'MPA, il partito del presidente Lombardo, non ne volle proprio sapere. Sfido io la loro base elettorale è prettamente clientelare, una modifica della legge elettorale avrebbe messo in forte difficoltà i loro militanti eletti nei piccoli paesi. Ed allora invece di fare l'unica cosa giudiziosa e giusta, vale a dire una rimodulazione del sistema maggioritario, che garantisse un diritto di tribuna a tutti i partiti o gruppi di partiti perdenti, hanno ritenuto opportuno, uscirsene introducendo uno sbarramento del cinque per cento, che penalizza i partiti piccoli ed i loro elettori, e nel contempo porta ancora più acqua al loro mulino dei vincitori.
Evitando di essere anacronistico mi riferisco ad un diritto di tribuna per i partiti minori, in quanto si garantirebbe rappresentanza a tutto il corpo elettorale, anche a quelli che hanno votato per chi ha perso, senza che questo possa incidere negativamente sull'azione dell'amministrazione, considerato che il sindaco viene eletto dal popolo ed è perlopiù inamovibile per tutta la durata del mandato.
Anche se quest'ultima questione potrebbe essere marginale, il Puntum dolens resta sempre la validità della scelta, cioè l'uso che facciamo del voto: formidabile strumento che è il nerbo della democrazia.
Mi rendo conto che tutto risulta maledettamente complicato, ma se non avremo la forza e la capacità di sapere scegliere non ci sarà futuro per i nostri figli; ed essi non avranno altra strada se non quella di sempre: trovarsi una sistemazione altrove.
                                                                                                                                             Rasputin

Nessun commento:

Posta un commento