mercoledì 23 dicembre 2009

SENZA PIU' ILLUSIONI

Non facciamoci molte illusioni: accade sotto i nostri occhi qualcosa di irrimediabile che ci trascina alla rovina. Tutto si svolge nel modo più consueto, come nel 2000, 2001, 2002 e 2003; navighiamo in un mare placido, seduti in coperta a guardare i gabbiani, ma c'è un cadavere nella stiva.
E' la città di Randazzo.
Noi non sappiamo più cosa sia una cittadina come la nostra, lo abbiamo scordato, abituati a una fatalistica rassegnazione, a un lento tramonto.
La decadenza della città sembra senza rimedio, Del Campo Sindaco disse in campagna elettorale di avere un progetto per rilanciare Randazzo e lo scrisse pure, stilando un programma politico-amministrativo su carta patinata, distribuito o meglio imbucato nelle cassette delle lettere di tutte le case del paese.
Che fine hanno fatto i suoi sostenitori: quelli  pieni di entusiasmo e passione, che lo hanno corroborato chiedendo, come questuanti, il voto a tutti per il loro magnifico candidato; quelli che con la macchina continuavano a girare per le vie del paese anche dopo la vittoria, strombazzando quel motivetto stupido (l'inno del PDL), fino alla noia? Dove sono finiti, i vassalli, i valvassori e i valvassini, che si fregiavano di essere tali in campagna elettorale. Costoro forse non esistono; costoro si materializzano solo durante la campagna elettorale o costoro vivono ma non contano. Essi sono ombre, ombre che hanno paura di ogni ombra, che vivono nell'ombra. Non hanno il pudore di chiedere perché non si fa quello che è stato promesso in campagna elettorale, e se quanto è stato scritto è lettera morta, una presa in giro colossale per giungere allo scopo: cioè agguantare il potere.
E così i giorni passano malinconicamente, e tutti, bene o male, si acconciano a vivere alla giornata, senza più impegno, come servi di un padrone bonario che non chiede mai conti, che chiude un occhio, che si accorge appena di loro. Solo dal centro sinistra si levano voci contrarie, a volte disperate. Con la disperazione di chi capisce che la nave galleggia, procede lenta, è vero, ma non ci sono tempeste. Le vele sono molli, ma si naviga e ci si accontenta. Non abbiamo piloti, nessuno sa tenere il timone, le corde si aggrovigliano sul ponte, ondeggiamo senza rotta, ma dalla cambusa esce l'odore di una buona zuppa. Perché agitarsi?
La Provvidenza provvede: cosa importa se nella stiva c'è il cadavere della città?


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