venerdì 4 dicembre 2009

LO SCIPPO DELL'ACQUA



La maggioranza di governo ha votato compatta la fiducia al decreto Ronchi, che introduce la privatizzazione delle reti idriche nazionali.
Sull'acqua e sulla gestione dei sistemi idrici la posizione dell'Italia dei Valori è che essa deve rimanere pubblica, come si addice ad un bene essenziale, che non può essere ridotto ad una merce. Questo senza se e senza ma.
Per questo è necessario sollevare la più ferma protesta e adoperarsi per far crescere la mobilitazione popolare, avverso una normativa che suona come una campana a morto per la gestione pubblica dell'acqua.
Già prima, infatti, la pubblicità della gestione dell'acqua era molto compromessa, a conseguenza della legge 133 del 2008, che fu uno dei primi provvedimenti e tra i più sciagurati del governo Berlusconi. Da allora la gestione dell'acqua potè essere affidata al mercato, come se si trattasse non di un bene pubblico ma di servizio con rilevanza economica. Pur tutta via era data facoltà alle amministrazioni locali e ai loro consorzi di poter esercitare questa gestione attraverso società interamente pubbliche e sulle quali l'ente locale o il consorzio esercitasse, però, un indirizzo e un controllo come se si trattasse di un suo ufficio interno o una municipalizzata.
Era una situazione precaria e sempre in bilico verso la caduta del servizio idrico nelle mani dei privati, ma attraverso questa facoltà molte amministrazioni, nel nord e nel centro dell'Italia, hanno potuto mantenere la gestione pubblica dell'acqua. Si erano distinti in questa “resistenza” alla privatizzazione del servizio idrico anche molti comuni amministrati dalla Lega.
Ora, nel testo approvato, questi affidamenti a società interamente pubbliche vengono fatti decadere improrogabilmente nel 2011 a meno che l'amministrazione locale non ceda il 40% delle sue quote nella società a soggetti privati, che ne prendono in mano la gestione. Come dire che si salvano le gestioni pubbliche a patto che esse finiscano in mano ad un privato, magari molto ben ammanicato con gli amministratori compiacenti.
Dove erano i parlamentari della Lega, mentre prima alla Camera o adesso al Senato il loro Governo eliminava ogni possibile sopravvivenza di gestione pubblica dell'acqua? Festeggiavano alle sorgenti del Po' mentre l'acqua delle loro valli diventava un lucroso affare e un ulteriore pesante aggravio dei bilanci delle famiglie?
Ma veniamo a noi: la questione idrica è sempre stata per la nostra cittadina una problematica essenziale e travagliata, che ha visto dal dopo guerra fino ad oggi tutte le amministrazioni comunali dannarsi l'anima per risolverla.
La prima galleria per la captazione delle acque fu realizzata in contrada “Pietre Bianche”.
Durante gli anni cinquanta e sessanta la questione dell' approvvigionamento idrico rappresentò per la città un problema drammatico.
Verso la metà degIi anni sessanta la classe politica convenne che era giunto il momento di scavare una nuova galleria in contrada “San Giacomo”, dalla quale sarebbe arrivata l'acqua “baciata dal sole”.
Ma i lavori tardavano ad iniziare, ed allora a sollecitarli ci pensava l'estroso e ironico avvocato Ferdinando Basile, il quale ovunque fosse possibile con un lapis scriveva “vogliamo l'acqua San Giacomo”.
Dopo anni di tribolazioni nel 1970 si inaugurò il nuovo acquedotto, che aumentò la portata, ma non risolse di molto l’annosa questione, perché l'acqua se pur in maggiore quantità veniva sempre immessa nell'esistente condotta, che era una sorta di vecchio colabrodo, essendo stata realizzata in maggior parte prima della guerra.
Verso la metà degli anni settanta l'Ente di Sviluppo Agricolo effettuò delle trivellazioni in contrada “Santa Caterina” è trovò una falda acquifera di notevole portata che scendeva dall'Etna.
Dopo un lungo dibattito fra le forze politiche del tempo ci si convinse, che pur non essendo la famosa “acqua baciata dal sole” sempre acqua era, e pertanto conveniva realizzare un nuovo acquedotto. Nonostante la gravosa difficoltà di dovere sollevare l'acqua per portarla in superficie, trattandosi non più di gallerie ma di due pozzi sotterranei, l’opera venne lo stesso realizzata.
Fin qui la storia delle nostre vicissitudine idriche, oggi si pone un problema diverso e nuovo, imprevisto ed imprevedibile al tempo dei fatti narrati e cioè un maggioranza parlamentare con un colpo di fiducia, ha deciso di espropriare gli italiani di un bene essenziale: l'acqua.
La questione più grave e che la detta privatizzazione non solo non migliorerà il servizio, ma secondo quanto sostenuto dal Forum per l'acqua pubblica, comporterà un forte aumento delle tariffe.
Il movimento (forum per l'acqua pubblica) è una seria organizzazione composta non solo da cittadini, professionisti e sindaci, ma ha anche l'appoggio di importanti personaggi della politica nazionale ed europea.
Naturalmente i nostri amministratori fatalisti per vocazione non si sono posti neanche il problema. Il fatto che tra qualche anno le nostre risorse idriche possano essere gestite da forestieri, pare interessi poco al signor Sindaco.
Ad oggi non vi è stato da parte del nostro primo cittadino alcun intervento sull'argomento, né meno che mai, i nostri amministratori, si sono sognati di convocare un consiglio comunale urgente per poterne discutere ed unirsi ai moti di protesta che da più parti si levano.
E le battaglie condotte all'unisono negli anni sessanta da tutta la cittadinanza per la realizzazione dell'acquedotto San Giacomo; gli sforzi compiuti negli anni ottanta per l'acquedotto Santa Caterina e il rifacimento della rete idrica interna. Di colpo tutto sarà cancellato.
Ci chiediamo ma non ha la sensazione il signor Sindaco, anche solo come semplice cittadino, che la città viene derubata di un bene prezioso faticosamente ottenuto negli anni.
Mi piace ricordare una pagina del famoso giornalino di Mario Scalisi, il quale rivolgendosi all'allora sindaco Giuffrida, gli ricordava che l’acquedotto san Giacomo sarebbe stato realizzato esclusivamente con i soldi dei randazzesi, nulla avendo ottenuto come finanziamenti esterni. Ma riconosceva altresì che il detto Giuffrida si era molto battuto per l'acquedotto, avendo , nei momenti più gravi, l’appoggio delle forze di sinistra e dell'intera cittadinanza.
Sappia il signor Sindaco fare altre tanto e come allora troverà al suo fianco tutte le forze politiche e l'intera cittadinanza.
Intanto l’Italia dei Valori ha in progetto di raccogliere le firme per un referendum abrogativo dell’iniqua legge. Vogliamo sperare che se ciò avverrà, il primo firmatario a Randazzo sia il nostro signor Sindaco.









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