mercoledì 23 dicembre 2009

PECCATO DI VOTO



                            Parte prima
                (meditazioni metafisiche)
Sordo al monito di parenti ed amici e ribelle a qualsiasi richiamo della ragione. Con premeditata fermezza, senza tentennamenti, alle elezioni amministrative del 2008, ho tracciato un segno di croce sul simbolo del PDL.
Ho peccato, è grande il senso di rimorso che provo; un gesto errato che è forse il sigillo della sentenza che ha condannato la mia anima alla dannazione eterna. Poiché sacrilega sarebbe la speranza di una celeste amnistia per i “peccati di voto”, non mi rimane dunque che aspettare l'ora dell'estremo Giudizio, raccogliendo umilmente tutti quegli elementi a discarico che potranno forse salvarmi dalle fiamme eterne.
L'imputazione di cui dovrò rispondere, sarà presumibilmente quella di avere cercato di favorire l'avanzata dei “potenziali dissolvitori della città” e peseranno su di me testimonianze severe. Come potrò davanti all'altissimo Giudice negare la dovizia delle occasioni di salvezza che mi furono offerte?
Mi concederanno, le norme procedurali del processo, l'ausilio di un collegio di difensori, capaci di autorevolmente opporsi alle voci dell'accusa? Soltanto in ciò è la mia speranza, poiché in tal caso, potrei affidare le sorti della mia anima ad alcuni eccelsi patroni, gli argomenti dei quali suonerebbero severamente soprattutto contro i miei accusatori.
Ma certamente, dopo così nobili e magistrali parole di difesa, espresse dai miei patrocinatori, la mia anima lascerebbe il luogo dell'estremo giudizio alleggerita da quel peccato di voto, che tante tribolazioni mi ha procurato.
Comunque sia, la fiducia nell'ultimo giudizio è, per un “peccatore elettorale” d'insostituibile e grande conforto. Forse non altrettanto confortati e non altrettanto impazienti di affrontare il medesimo giudizio, sono invece tutti coloro, che irriducibili nei loro propositi, fermamente credono, errando, e non fanno ammenda leggendo quanto da me narrato.
A questo punto ci si può solo chiedere: le cupe minacce che turbano tante coscienze e la falsa attribuzione di infami intenzioni agli uomini di gruppi politici di parte non PDL, potranno forse trovare la scusante della buona fede e l'errata convinzione di servire la Verità è un completo lavacro di ogni colpa? A questa domanda, un Principe della Chiesa diede una severa risposta: “ Et si habuero omnen fidem ita ut montes transferam, caritatem autem non habuero, nihil sum.” Se mancassimo di carità verso i fratelli erranti noi finiremo col perdere quella superiorità che a motivo della Fede abbiamo su di loro.

                                                          Parte seconda
                                                 (meditazioni pragmatiche)
Di nuovo rotoliamo nelle illusioni di un tempo. Nessuna esperienza ci giova (il n'y a pas a proprement parler, d'expérience de l'histoire). Come nove anni fa viviamo soltanto di parole. Certo: ogni tempo ha le sue parole; ne rispolvera di vecchie, ne inventa di nuove, ne cancella, ne accoppia, ne scorda. Le parole servono, soprattutto in campagna elettorale, per essere sventolate come bandiera al vento, per poi servire subito dopo a lustrare gli ottoni del potere.
Il repertorio dei grandi miti è racchiuso in poche parole; ma noi oggi non crediamo più in nessuna parola. Le parole che ci propinano i nostri amministratori sono soltanto simboli di una retorica spenta, inutile. Le parole, sono oggi, residui di una vecchia ed ingannevole oratoria sentita e risentita; sono galloni, trofei, elementi decorativi, ornati, capitelli che non reggono architravi.
In un tempo che si professa razionale, altamente tecnologizzato e fortemente scettico; in un tempo tanto felice delle proprie conquiste pratiche, si assiste, da parte dei nostri amministratori, al comico impiego delle parole più retoriche.
Il livello culturale è sceso così in basso, che le parole più fruste e senza significato preciso, purché sonore, sembrano nuove di zecca e seducono i più.
La lusinga continua e il bisogno di tanti, creano terreno fertile alla parola che falcidia le coscienze e corrompe le menti di tanti nostri concittadini.
Si usano le parole per porre in essere sofismi, atteggiamenti mentali sprezzanti, fittizie esigenze dei più che servono per ricattare i pochi che dissentono. La vita cittadina oggi rispecchia questa disgraziata, misera, comica situazione. Tutto ciò che succede è opera di questi piccoli rapaci, senza idee, che vivono alla giornata, a orecchie diritte, sospettosi, pronti ad ogni compromesso, ad ogni onta. E quale mezzo migliore si offre loro di quello delle parole per illudere, creare aspettative, farsi credere amici? Essi non hanno alcuna cultura da custodire sono figli di quel partito di plastica, prodotto, ben confezionato e reclamizzato che si chiama PDL. Essi non debbono difendere che le cariche, i guadagni; sono borghesi ma non accettano i limiti della loro classe, se il caso lo richiede si travestono da progressisti, ma concepiscono solo il progresso a vantaggio proprio. Uomini senza ricordi, senza obblighi sociali, senza fantasia, vivono di parole, abusano delle parole. Essi usano parole che hanno un suono minaccioso, un peso retorico, un accento mistico solo per giustificarsi.
Il richiamo continuo agli amici altolocati, alle aderenze importanti, è soltanto un fumetto, è un modo di raccogliere consensi in maniera facile, facendo finta di assecondare ciò che va assecondato: e un modo di far sembrare facile quel che non può essere facile; quello che per essere realizzato richiederebbe altre energie, altri uomini, altre idee, altri altruismi, altra visione della vita e della realtà. Il tutto è una vile maniera di illudere i più a loro danno. E i più credono di progredire, soltanto perché ad essi ci si appella.
Ecco perché, il mio voto dato al PDL deve essere considerato come uno di quegli ortaggi che si lanciavano agli attori mediocri che calcavano i palcoscenici dei teatri sgangherati di provincia, e che non avevano la capacità né di fare ridere e né di fare piangere.
                                                                                                                                           

1 commento:

  1. Capisco il tuo pentimento ma a Randazzo ci conosciamo tutti e sappiamo chi sono i buoni e i cattivi. Conoscendo i soggetti del PdL ke ti aspettavi di buono? Ricorda ke il lupo cambia il pelo ma nn il vizio! Meglio ancora, rifacendomi a una pubblicità TV, "se conosci l'AIDS lo eviti". Pensavi che negli anni di limbo forzato, a cui gli aveva relegati l'amm.zione Agati, questi si erano riabilitati e su di loro era scesa la grazia di Dio? Questi sono dei millantatori e dei parassiti.
    Carpiscono la buona fede delle persone perbene (come nel tuo caso), approfittano delle persone bisognose e ingenue illudendoli ke sono il toccasana alle loro sventure. Possono permettersi di attribuirsi il titolo di toccasana perkè sono potenti ed hanno dei mirabili e fantomatici amici (altro ke X-Men) capaci di fare prosperare sia la città di Randazzo che i randazzesi. Purtroppo tanti randazzesi credono a ciò, votando dei candidati del PdL e liste collegate incapaci, menefreghisti,egoisti e all'occorrenza voltagabbana. Al momento della loro elezione in Consiglio comunale pensono solo a "grattare" qualcosa x se e per qualke loro parente e/o fedelissimo. Alcuni notabili del PdL hanno ripreso la tendenza medioevale del nepotismo, come x dire ai poveri sudditi randazzesi che loro sono politicamente immortali. In questo modo fanno sentire la loro onnipotenza, soggiogano lo sventurato elettore a delle effimere promesse puntualmente disattese all'indomani delle elezione. Questa classe dirigente del PdL cittadino è composta da veri seduttori, ruffiani a convenienza e/o a tempo degni di stare nella Bolgia Prima (VIII° Cerchio) dell'inferno Dantesco dove correndo in cerchio vengono sferzati dai demoni.
    In mezzo a questi soggetti ci sono pure i casi più gravi e/o disperati (spesso la natura è beffarda e capricciosa) ovvero gli adulatori e i lusingatori. Per questa "razza" la pena che aveva immaginato il buon Dante era l'immersione nello sterco(Bolgia Seconda, VIII° Cerchio). Certamente qualke "galoppino" randazzese del PdL, memore della linea nazionale Cicchitto-Gasparri-Bonaiuti-Capezzone-Lupi-Quagliarello (Dio gli fa e tra di loro si aggregano), dirà pubblicamente che:"il blog di Italia dei Valori del Circolo Randazzese
    è un continuo istigatore di odio verso dei Consiglieri e Amm.tori capaci, premurosi e probi". Conoscendo i soggetti penso che tale dichiarazione verrà da due fidi e fini politici: un vekkietto "gioviale" con vocina piccina e pia (a tratti piagnucolosa) e da un ometto con faccia perennemente triste (personcina simpatica come un temporale a luglio)che di mestire fa l'infermiere. Mi scuso se sottovaluto qualke altra fulgida figura del PdL(in verità c'è l'imbarazzo della scelta) e/o qualke altro soggetto affine al PdL, ma capitemi nn possono sparare tutte le cartucce in solo colpo. - Ke la forza sia con Voi - nel goderci una Randazzo ricca e prosperosa gestita da un partito di maggioranza sfavillante fatto di uomini brillanti.

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